Gerusalemme è la mia casa

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Gerusalemme è la mia casa
Guidami
Portami con te
Non lasciarmi qui
Il mio posto non è qui
Il mio regno non è qui
Gerusalemme è la mia casa

 

Oltre 100 milioni di visualizzazioni su YouTube, oltre 205 milioni su Tik Tok e 12 milioni di post su Instagram, più di 46 milioni di streaming globali: ecco i numeri del brano (dati sett. 2020).

 

Questa canzone, e la danza associata, non è solo un tormentone estivo come tanti, ma ha alcuni aspetti peculiari. Intanto è la rappresentazione di una cultura specifica – infatti è il riadattamento in chiave moderna di una canzone popolare cristiana del Sudafrica. Per questo può essere – ed è stata – impugnata come vessillo rappresentativo e persino istituzionale, esattamente come la “Rodina” (patria) di Stalin dopo l’attacco tedesco. Ci sono video in cui governatori di territori – in tutta l’Africa – ballano Jerusalema, volendo enfatizzare il loro legame con la tradizione autoctona. Opportunità politica, indubbiamente, ma una chiara indicazione pubblica di appartenenza.

In secondo luogo, visto anche il periodo in cui è uscita (fine 2019) e si è poi diffusa (si sente ancora spesso), viene utilizzata come manifestazione di resistenza positiva al difficile momento mondiale. Ci sono video in cui a ballare è il personale degli ospedali, i vigili del fuoco, le suore, i militari, le forze dell’ordine…

C’è poi, a riguardo, un challenge non competitivo a scala globale: dalle ballerine cubane (guardare, guardare!) alle scuole di danza rumene, alle improvvisazioni da strada in tutte le città del mondo (piazze, giardini, aeroporti, parcheggi, teatri con tanto di orchestra sinfonica di Stato per accompagnamento…), agli slum e le favelas. Ogni gruppo intende rappresentare una propria realtà e a veicolare un proprio messaggio, diverso in ciascun caso.

 

Ci sono infine centinaia di tutorial (ne ho visti alcuni sul Tubo) che insegnano i passi-base, su cui poi ogni gruppo crea movimenti ulteriori, a seconda del proprio grado di abilità, fantasia e atleticità.

 

 

L’insieme di tutti questi aspetti ne fa un fenomeno non banale, con molti significati.

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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