Prendo spunto da un articolo provocatorio, in cui si sostiene (provocatoriamente) che le libbrerie indipendenti dovrebbero chiudere. (ah, l’articolo sta qua: http://giampaolosimi.wordpress.com/2013/10/29/le-librerie-indipendenti-devono-chiudere-tutte/).
Le libbrerie indipendenti sono quei luoghi in cui alcuni masochisti si arrabattano a venderti Fabio Volo e a suggerirti nel contempo Gunther Ostenblatten Bellismoranti e ti danno lo scontrino macchiato, perché il cassiere ha testè finito di preparare il cappuccino al baretto annesso al locale.
Le libbrerie indipendenti organizzano (non necessariamente in ordine di priorità) un incontro con Savello Savelli, promettente promessa poetica della scala B del suo palazzo; un giro storico del quartiere (a pagamento); una festa di Allouin per i bambini; un corso di fotografia di nudo a 5.000 euro; la retrospettiva del cinema di Alvaro Vitali.
Insomma, per le libbrerie indipendenti sono cazzi. Da sempre, ma ora più che mai.
Io amo alcune libbrerie indipendenti, su tutte Tra le Righe di viale Gorizia a Roma. Perché la amo? Perché oltre a vendere libbri, il socio che fa anche il cassiere non caga il cazzo. È uno tranquillo, che con la stessa faccia ti potrebbe vendere asparagi al posto di libbri. Non voglio dire che non conosca i libbri, eh! Voglio dire quello che ho detto: che non ti caga il cazzo.
Perché – eccoci al punto – benché io possa essere classificato, in base alla media nazionale, come un lettore patologico (diciamo un 70 libbri l’anno), di solito quando entro in libbreria vengo accolto come uno stupratore di bambini che bussi a una scuola montessori.
Dal mio punto d’osservazione, il massimo problema delle libbrerie sono i libbrai. Per spiegarmi, faccio un esempio non pertinente. A 20 anni, povero studente uni, vidi in vetrina a Londra una bella scatolina, che volevo regalare alla mia di allora ragazza. Entrai e chiesi il prezzo: 250 sterline, quando io mi aspettavo al massimo 7,5. L’antiquaria fu gentilissima, mostrando di aver compreso istantaneamente il qui pro quo. Ecco, i libbrai italiani non si comportano come quell’affabile ed elegante signora. Essi, prima che per vendere libbri, esistono principalmente per dimostrarti che sei un buzzurro ignorante e incolto. Più è piccola, scalcagnata e indipendente la libbreria, più hanno detto atteggiamento di ‘sto cazzo.
Parentesi. Credo che il record mondiale di concentrazione degli stocazziani si abbia a Trieste, dove 1) gli da’ fastidio che tu entri in un negozio qq per comprare qualcosa; 2) nel 99% dei casi non hanno quello che chiedi e per averlo devi aspettare un paio d’anni, quando all’edicola della stazione di Mestre è invece disponibile; 3) gli da’ fastidio a prescindere.
Ora, una semplice legge psic di mercato dice che se il tuo atteggiamento di venditore è di supponenza, la tua unica clientela sarà composta dagli acquirenti stocazziani come te, cui concedi uno sguardo di complice riconoscimento. Cioè, by definition, pochi pochissimi eletti (eletti da te e da nessun altro).
Ecco perché trovo che uno dei massimi problemi delle libbrerie siano gli stessi libbrai: The Men in the High Castle.
Poi tu, che sei uno qualunque entrato in una libberia per comprare un libro qualunque, osservi che il libbraio-premioNobelperlaLetteratura ha in bella vista l’opera omnia di Fabbio Volo, il ricettario della Parodi e “I miei penultimi 90 anni” della Ripa di Meana. E ti domandi da dove arrivi il suo complesso di superiorità. Dopodiché esci, vai da Carrefour e ti compri il libbro, con lo sconto.
Forse non sono stato sufficientemente chiaro, per cui lo sarò ora. I libbrai sono o giocano a fare gli intellettualoidi, e meno ce ne sono più ci giocano, e più ne falliscono e più si sentono i martiri abbruciacchiati sul Falò delle Vanità.
Tutto sommato, è anche comprensibile che uno che oggidì si mette a fare il libbraio si senta una specie di Templare della Conoscenza, un eletto a prescindere: chiunque dotato dei rudimenti di ragioneria, fatti due conti, apre un banco di scommesse anziché una libbreria. Il problema è che però la sua investitura il libbraio la fa pesare a te, e ciò mi puzza alquanto. Se il suo valore aggiunto è il sospiro di sufficienza mentre cerca al pc il tuo libbro, ma contemporaneamente ha “Sortilegi” del Mago Otelma in vetrina, preferisco relazionarmi con la cassiera di Panorama.
Fanno il paio coi velisti duri e puri, quelli che quando entri in porticciolo con una barca a motore, che sia un gommoncino oppure il Rex, fanno tutti la stessa faccia “cazzohopestatounamerdadicane”.
Inventori del vento, maghi dell’idrodinamica, aruspici del meteo,
officianti il rito della navigazione afona.
Cagacazzi, appunto.
Mi permetto di fare un piccolo distinguo rispetto ai tuoi poetici “inventori del vento” (cazzo, che bell’espressione; perché non scriviamo qualcosa insieme?).
Essi non sono lì per venderti niente, casomai sono tuoi colleghi/concorrenti.
Invece, i libbrai esistono teoricamente per venderti qualcosa. Sempre assai teoricamente, essi dovrebbero giubilare giubilosamente ogniqualvolta un potenziale cliente si avventuri nei loro Regni del Sapere. La cosa che trovo oltremodo paradossale è che il cliente medio serve loro per farsi sentire superiori. E’ quanto accade anche a molti artissti, che vendono quadri e frattaglie varie con un’innegabile espressione di disprezzo sul volto. Salvo il fatto che sei tu ad aiutarli a mettere insieme il pranzo con la cena.
E’ QUESTO che mi manda ai matti: sembra che ti facciano un favore…
E’ probabile che il libraio indipendente, alla vernice del suo esercizio esponesse solo tomi quali “Mondo, Io e Tempo nei manoscritti inediti di Husserl” di Gerd Brand o “”Fur eine Kritik der Musik im Rundfunk” di G.Lossan e abbia giurato a sè stesso e agli altri che solo quelli avrebbero varcato la sacra soglia della sua creatura.
Investito di nobile compito pedagogico si carica della croce e cerca di farti capire quali letture possono (forse) rimediare al disastro della tua formazione.
Nel proportele, esprime con sospiri di varia profondità e durata la portata delle tua lacune e le difficoltà previste per il loro appianamento (per neolibrai è disponibile il cd-rom “Sospiri e Facce per Librai d’essai” Somassa Editore, molto utile).
Le espressioni del viso non sono di fastidio, bensì di compassione, intesa come fare propria la sofferenza dell’altro.
E’ sinceramente schifato dalla logica del profitto, ma pure ragioni contabili lo costringono, ad un certo punto e solo per lo scopo sopra descritto, ad accogliere sugli scaffali, dopo notti passate insonni per il turbamento, “Che Peperino!” di Massimo Boldi.
S’intende che anche questo è un immane sacrificio sopportato a tuo beneficio.
Boldi finanzierà, pensa il caso, le tue letture più elevate, un po’ come il superenalotto finanzia i Beni Culturali.
Al dunque, ovvero quando ti cedono un Libbbro (non è una vendita, che volgarità!) non ti fanno un favore, sono in missione per conto di Dio.
Mi presento: sono Alessandro, da Venezia. Sono il cugino di Maurizio.
Leggo volentieri il blog e i commenti. Oggi, finalmente, mi son deciso a scrivere. Confesso di sentirmi un cervo in tangenziale ma, devo, devo assolutamente condividere un nome: Paolo, del negozio di dischi-cd di San Barnaba… Se avete presente il tipo, buona nostalgia canaglia a tutti. Se non lo ricordate, avanzerete un commento “didascalico”.
Paolo, un vero mito (il mio venditore cagacazzi di riferimento).
Dati la vostra (tua e di Maurizio) propensione a divorare libri e lo scetticismo con cui avete affrontato il tema “Troni e Dominazioni”, colgo l’occasione per segnalarvi una recente lettura che ho apprezzato per le sue ipotesi non meno fantasiose di quelle ufficiali di Santa Madre Chiesa Apostolica Romana sulle sacre scritture. Il libro è “Gli dei erano astronauti” di Erich von Däniken.
L’autore riprende la sua teoria, illustrata nelle precedenti pubblicazioni, secondo la quale creature aliene crearono gli esseri umani alterando il genoma delle scimmie e visitarono il nostro pianeta ripetutamente.
In questo libro divinità incazzate, angeli fiammeggianti, armi di distruzione di massa e svariati arcani, di cui parlano i testi sacri di quasi tutte le religioni, vengono ricondotti a civiltà e tecnologie aliene. Il tutto in chiave dubitativa, senza pretese, ma indubbiamente affascinante. Se non l’avete già letto, fatelo.
Ovviamente non l’ho preso in libbreria (sono allergico alle muffe e ai libbrai defecauccelli ), ma alla Feltrinelli con 10€, anzi, 7,5€ con lo sconto.
Quel libbro che tu dici è una cazzata. E’ pieno di falsità e manipolazioni, visto che tutti sanno che i nostri dei sono in realtà creature di altre dimensioni, giunte da noi attraverso worm spaziotemporali, per condurre un esperimento biologico del quale, nel frattempo, si sono dimenticati, lasciandoci a noi stessi.
Sempre come tutti sanno, di loro è rimasto solo un vigile messaggero: Nyarlathotep, il Caos Strisciante.
(voi non avete letto tutto Lovecraft, ma io sì)
ebbene sì…non sono un amante delle sottilette…
VENEZIANO, un’altra battuta così e…
a) ti brucio tutti i commenti, presenti passati e futuri
b) faccio un altro post sui pugliesi, cioè sui mariti delle
3) ti faccio togliere il diploma di scuola media, che quindi dovrai rifare, ma in sezione B
🙂
Siete dei dilettanti.
Sul mio comodino c’è un libro rivelazione, “il risveglio del leone” di tale David Icke, ex giornalista sportivo, pertanto fonte di indubbia autorevolezza.
Improvvisamente, non s’è capito come, ha intuito una verità terrificante.
L’autore infatti ci mette in guardia dall’invasione di una specie aliena, quella dei Rettiliani, iniziata molti anni fa e tuttora in corso.
Naturalmente questi rettiliani vivono camuffati
tra la gente normale e ha infiltrati a tutti i livelli.
Lo stato maggiore è allocato a casa Rothschild, ma sono rettiliani anche Bush, Obama, i Merovingi, Alan Greenspan, Marx, Vlad Dracul, e una serie così numerosa di personaggi che non sarebbe sufficiente l’ intera guida telefonica di Tokyo per contenerla tutta.
Praticamente l’autore risulta essere l’ultimo rappresentante dell’umanità.
La luna è un satellite artificiale che nasconde una base spaziale nemica, e l’umanità ha avuto origine su Betelgeuse.
Naturalmente piramidi, triangolo delle Bermude, muro di Bimini, buco nell’ozono, riscaldamento globale, crisi economiche, tumori e cervello che lavora al 10% sono tutti effetti della strategia rettiliana e hanno come scopo qualche cosa che adesso mi sfugge, ma vi prometto che andrò a vedere (poi vi relazionerò).
Insomma un’opera grandiosa, una fatica degna di Atlante, 800 (sic!) pagine di puttanate.
Lo consiglio vivamente a tutti.
Hai dimenticato Gasparri e La Russa, che sono sicuramente Stortiliculi, una variante della specie dei Rettiliani.
La differenza tra Gasparri e La Russa è che il primo è un rettiliano morto, il secondo è vivo.
Lo dice il mio autore preferito, che caga in testa ai vostri studentelli da compito in classe: Peter Kolosimo.
…e poi Maurizio ci dovrebbe CORTESEMENTE SPIEGARE cosa ci faccia “Il risveglio del Leone” sul suo comodino. Non accetteremo richiami alla sua professione come giustificativi.
Sono irresistibilmente attratto dalla spazzatura.
La mia più grande aspirazione è avere una grande stanza da adibire a museo del cattivo gusto: piazze S.Marco di plastica, madonnine di conchiglie, penne con donnine nude, palle di vetro con nevicata incorporata, reggiseni con coppe forate, piatti con effigi di Papa Giovanni XXIII°.
Sul comodino ho una piccola pila di libri civetta. Servono per stupire gli occasionali visitatori “guarda un po’, pensavo fosse un vero cretino e invece….”
Ovviamente non mi sogno nemmeno di leggerli sul serio.
Quello in questione mi è stato regalato da un tipo che è davvero convinto della storia.
Ero a casa sua per ragioni professionali quando un corriere ha scaricato uno scatolone con una trentina di copie che poi sono state distribuite a conoscenti e amici per metterli in guardia dalla minaccia.
Ogni tanto lo incrocio per strada e mi chiede che cosa penso della questione e se intendo approntare una linea di difesa.
Uno spasso, come il libro, che ogni tanto sfoglio a caso e mi riserva sempre sorprese inimmaginabili.
Pensate di raccogliere tutti i libri di Peter Kolosimo, staccare tutte le pagine e rilegarle a caso in un unico volume.
Una gita nel delirio.
Quando mio padre mi regalò “Ombre sulle stelle” di Kolosimo, leggendo il titolo, pensai: che é, il diario di un astronauta alcolista? Dopo averlo letto, me ne convinsi.