Potrebbe sembrare un obiettivo azzardato, ma così non è. Anzi, è esattamente la stessa cosa che fanno quelli della New Age e del Nicchiògorenghicchiò, solo invertendo l’ordine dei fattori. E visto che costoro dal lato quantistico si lanciano brillantemente in spiegazioni e correlazioni di cui non capiscono un cazzo, perché io non posso fare lo stesso dall’altro lato? Vedrete che è tutto molto facile e intuitivo.
Siete pronti siete attenti siete via? Bene: via!
Definiamo innanzitutto un paio di concetti.
La New Age (NA) sappiamo tutti cos’è. È quell’insieme di valori riferiti all’individuo e al suo benessere fisico e spirituale che, non avendo mai avuto bisogno di un contenitore, vengono contenuti nella NA stessa. Esempio: una foresta è senz’altro NA, un’acciaieria no. Fai musica che non è rock non è pop non è folk non è soul (bè, ci siamo capiti…) e non sapresti dire cos’è? È NA. Se poi nella tua musica c’è qualcosa che suggerisce cascatelle fresche, o il canto dei pesci, o lo stormire dei fili d’erba, sei nella NA che di più non potresti. Se ti viene il dubbio che la definizione sia un po’ approssimativa, hai contemporaneamente un po’ ragione e un po’ torto. Hai ragione nel senso che praticamente tutto quello che non si può ficcare da qualche altra parte, allora è NA (come il detto sul jazz: “se non sai cos’è, allora è jazz”). Le stelle, benché lì da miliardi di anni, sono sicuramente NA; il sole… dipende, perché prenderne troppo fa venire il cancro alla pelle e il cancro non è NA. Il tapis roulant non è new age, ma il jogging sì. La maratona no (fa sudare).
Hai torto perché in verità la NA è un concetto chiarissimo: se non lo capisci è perché TU non sei new age.
E passiamo al Nicchiògorenghicchiò. Come per la NA, è un’espressione sintetica che racchiude tutti i tizi che vedi in giro vestiti di giallo, arancione, bianco e puro. Tutto quello che è indiano (dell’India, non dei Navajo) e misstico (due esse, la “t” quasi non si sente: a Roma suona un po’ come miszszico). La traslitterazione che adotto io è un po’ tamarra, ma non so se ci sia una versione ufficiale: su internet si trova spesso come namyohonrengekyo, ma anche altrimenti. Che cazzo è? Ma un mantra, una cantilena che induce inevitabilmente all’illuminazione, no? Tu lo ripeti 1.000, 10.000, 100.000 volte di seguito e, a parte l’effetto collaterale di rincoglionirti come una cucuzza, ti metti automaticamente in comunicazione con l’Uno, lo Spirito del Mondo, il fluire dell’Universo.
C’è un bel film con Jack Nicholson (L’ultima corvee) che sintetizza meravigliosamente il grande potere del mantra. Nel film una dice: “Non sopportavo il pesce, ma dopo aver ripetuto la cantilena mi sono mangiata una sogliola”. Detto fatto: dubitate ancora si tratti di una formula magica? Ma non limitiamoci alla formula: dietro c’è, come dicevo, tutto quanto è misstico. Quindi gli Hare Krishna (“Hare, Hare Krishna, Krishna Hare, Hare Ramma”…), i buddisti, i saibabaisti, gli arancioni, i seguaci di ogni specie di guru (tranne, forse, il Mago Otelma) induista, taoista, shintoista, shaolinista, etc. etc. Per sintetizzare, questi li chiamiamo mistici spiritisti.
Ci sono molte aree di sovrapposizione tra il mondo new age e quello spiritista. La principale è che entrambi i gruppi parlano in continuazione di Meccanica Quantistica (MQ). Sono tutti laureati in Fisica? Neanche uno, ma alcuni concetti della MQ sembrano messi apposta lì per farli felici. Mi devo correggere, e in fretta. Non alcuni concetti, bensì l’idea che la NA e i nicchiògorenghicchiò si sono fatti della MQ. Che, diversamente dalle loro opinioni, non ha nulla, ma proprio nulla, a che fare con la MQ vera e propria.
Come mai gli NA e gli spiritisti si appassionano tanto alla MQ? Perché, da quello che hanno capito loro, essa rappresenta un ponte arditamente gettato tra lo Spirito e la Scienza, che mostrerebbe come Tutto è Uno e Uno è Tutto, e Uno e Tutto sono Forse. Già, la faccenda del Forse è cruciale, perché elimina il fastidioso Determinismo. Tutta ‘sta gente è particolarmente allergica al determinismo, che gli toglie gradi di libertà nell’agire verso la realizzazione (del Sé per i primi, dell’Uno per gli altri). Tolto di mezzo il determinismo, tutto diventa possibile. I suddetti sono semplicemente affascinati dal fatto che tutto, ai loro occhi, appaia possibile. Questo valorizza le potenzialità dell’individuo (su cui la NA spende il 99% dei propri sforzi) e svincola i singoli dai legacci del quotidiano (“mi sono scelto una vita di merda, ai limiti della società, ma la meccanica quantistica metterà a posto ogni cosa”). I misstici, poi, trovano un ulteriore legame con le idee buddiste di unitarietà con il fatto che la MQ lega tra loro tutte le particelle dell’universo, in un balletto di causa-effetto dove tutto è interrelato. In proposito, riguardo ai misstici, c’è un orrendo libro che per essi è la Sacra Bibbia e che spiega perché Buddha e Scienza vadano a braccetto. Si chiama Il Tao della Fisica, ed è stato scritto sotto allucinogeni compositi da un fisico americano degli anni ’60 e ’70, che in 300 e passa pagine sviluppa dei concetti assai opinabili che avrebbero richiesto meno di 20 righe per essere esaustivamente espressi. Secondo lui, Buddha parlava di MQ e la MQ parla di Buddha. Sì, certo, come no.
In estrema sintesi, l’“attracco” NA ai lidi della MQ è dato dalla base scientifica dei principi di potenzialità/libertà d’azione, quello spiritista dal fatto che la descrizione dell’universo è di un tutto unico, ben integrato. E, in entrambi i casi, “lo dice persino la Scienza”.
Su YouTube è un fiorire di documentari NA che dimostrano incontrovertibilmente come la fine del mondo del 21/12/2012 (non c’è stata, ma è un dettaglio), compreso il terremoto distruttore di Bendandi su Roma (non c’è stato, ma è un dettaglio), l’inversione della rotazione terrestre, le fluttuazioni di campo magnetico, gli attrattori strani e “tutte cose” siano fenomeni che loro possono prevedere e gestire in base alla loro conoscenza della MQ.
Ma che dice, in realtà e verità, la Meccanica Quantistica? (ecco il punto in cui devo cominciare a farvela amare).[/vc_column_text][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner][vc_video link=”https://youtu.be/Hk3fgjHNQ2Q” title=”Il mistero centrale della meccanica quantistica”][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_column][/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_column_text]
Dice che il moto delle singole particelle subatomiche non è conoscibile con la stessa precisione con cui – ad esempio – è conoscibile quello dei pianeti attorno al Sole. E – attenti bene! – non è che non sia conoscibile per mancanza di informazioni (per ignoranza, insomma) bensì perché la natura stessa del loro moto ha un andamento probabilistico e non deterministico. In pratica, la medesima particella ha una certa probabilità di attraversare un buco su una schermatura quanta ne ha di attraversare un buco lì vicino e il risultato è che li attraversa tutti e due contemporaneamente. Chiaro che tutto ciò è contrario al senso comune (una palla da biliardo va di qui o di là, non di qui e di là contemporaneamente). Si può ragionevolmente obiettare che questa proprietà delle particelle appare una stronzata bella e buona, ma il fatto curioso è che le particelle si comportano proprio così. O, meglio, si comportano in un modo che non conosciamo, ma questa strana proprietà fa parte di una teoria che riesce a prevedere molto bene un sacco di fatti concreti, quindi è come se si comportassero così ed è invece assolutamente certo che non si comportano come una palla da biliardo. Strano, stranissimo, ma estremamente potente. A che serve? Beh, qualche esempio: senza l’idea di una particella che entra contemporaneamente in più buchi distanti non avremmo i semiconduttori, che significa il televisore, il transistor, il computer, il laser, il lettore cd e tanta altra bella roba (compresa l’energia atomica e nucleare).
Se riuscite ad accettare l’idea che un fotone si comporti così (che attraversi contemporaneamente due buchi distanti infinite volte il proprio raggio), forse siete pronti per un’altra “assurdità”: per la MQ, ogni elettrone conosce esattamente, in ogni istante, la condizione energetica di tutti gli altri elettroni dell’universo, anche di quelli distanti 13 miliardi di anni luce da lui (immaginate quanto possa piacere questo a un seguace nicchiògorenghicchiò). Ma, fermi tutti… questo non è in contrasto con la Teoria della Relatività, che ci dice che la massima velocità di trasmissione di un’informazione non può superare la velocità della luce? Ebbene, no. (in effetti, tra Relatività e Meccanica Quantistica non corre buon sangue: sono giuste e sbagliate entrambe e soprattutto sono incompatibili; ma questo è un altro problema, che sta spingendo da 60 anni i fisici a cercare una Teoria del Tutto).
La cosa meravigliosa della MQ è che essa NON parte da assunti paradossali, bensì dalla buona vecchia meccanica galileiana (e, vabbè, anche da quella ondulatoria, ma non è più che seni e coseni). Le parti “paradossali” sono solo una conseguenza logica dell’applicazione della meccanica galileiana e ondulatoria ai problemi pratici. Il modo di procedere dei Grandi Padri della MQ è esemplare: tenendo fermi i semplici, quasi banali princìpi del moto accelerato e delle onde (che quindi non vengono mai smentiti), ammettono poi comportamenti delle particelle apparentemente assurdi (e sicuramente contrastanti con l’esperienza quotidiana) proprio per non venir meno alle antiche leggi dinamiche di base. E’ un esempio assolutamente meraviglioso di accettazione delle secolari esperienza e teoria e della successiva deduzione – a partire da quelle – di proprietà incredibili della materia, con uno spirito di creatività, fantasia e immaginazione di cui conosco un solo eguale: la teoria della Relatività. Forse l’esempio della Relatività aiuta a capire il concetto che sto cercando di spiegare: Einstein, accorgendosi di un apparente paradosso che le leggi fisiche “classiche” non riuscivano a spiegare, ha ri-formulato la Fisica dell’universo ammettendo che gli oggetti diventino “più lunghi o più corti” quando si muovono e che per un oggetto in movimento il tempo trascorra più lentamente (ai fisici la mia sintetizzazione farà venire i brividi, ma non posso fare di più, in due righe). Altro che l’immaginazione in Matrix! Einstein ha scardinato l’intera percezione classica dell’universo, per rendere coerente l’intera macro-Fisica con i risultati di un singolo esperimento. Analogamente hanno fatto i Padri della MQ per la micro-Fisica (quella atomica), partendo da un altro esperimento dagli esiti “inspiegabili” (la diffrazione: un esperimento che potete fare anche in casa con una lampadina e un cartoncino). Io non so che avesse in testa ‘sta gente, se fossero tutti impasticcati o cosa, fatto sta che hanno svolto un’opera enorme applicando passo passo le regole che impariamo a scuola e creandone di nuove (gli elettroni “onniscenti”) purché non in contrasto con le prime.
Ora, è giusto domandarsi se veramente un elettrone possa conoscere la posizione e il comportamento di tutti i suoi colleghi sparsi per l’universo (gli elettroni in circolazione sono tantini, circa 10 all’80-ima). La soprendente risposta è che non è necessario saperlo, ma l’importante è che il mondo funziona come se l’elettrone la conoscesse e che l’universo non sarebbe come lo vediamo, se l’elettrone non la conoscesse. Qui dovrei aprire una lunga parentesi tra l’interpretazione convenzionalista e quella realista della Fisica. Mi limito a dire che la Fisica non è tanto interessata a descrivere la realtà, quanto a fornire modelli utilizzabili (predittivi) della stessa. Volete un esempio più alla mano? Eccolo. Un circuito elettrico in corrente continua si può descrivere in modo semplice. Uno in corrente alternata no, a meno che non si introducano i numeri complessi, che sono un puro strumento, un’invenzione, un escamotage. Quindi si fa così: si prende un circuito reale (che tenete sul tavolo), lo si tratta con i numeri complessi, e nei risultati finali la parte immaginaria dei numeri complessi sparisce, fornendoci la risoluzione reale e concreta del circuito. In un certo senso, la MQ fa la stessa cosa: introduce questa volta non uno strumento matematico, bensì delle proprietà della materia che sono totalmente in contrasto col senso comune, e le usa per fare delle predizioni concrete e controllabili della realtà. Quindi alla MQ non interessa sapere se effettivamente un fotone si è fatto un giretto fino a Vega o Aldebaran prima di passare nei famosi buchi dello schermo, ma riesce a spiegare la diffrazione solo se ammette che possa averlo fatto.
Non avete capito niente? Siete in ottima compagnia. Per primo ci sono io, poi ci sono anche tutti i Padri Fondatori della MQ stessa. È famosa in proposito l’affermazione di Richard Feynman, premio Nobel, uno dei fisici più brillanti del XX secolo nonché tra i 10 maggiori esperti, fino alla sua morte (1988), di MQ: “Posso dire senza tema di smentita che nessuno, io per primo, capisce la MQ”.
Tra l’altro, Feynman ha anche spiegato l’essenza di quel che ho cercato di descrivervi io a proposito del convenzionalismo: “[I fisici] hanno capito che il punto essenziale non è se una teoria piaccia o non piaccia, ma se fornisca previsioni in accordo con gli esperimenti. […] Dal punto di vista del buon senso l’elettrodinamica quantistica descrive una Natura assurda. Tuttavia è in perfetto accordo con i dati sperimentali. Mi auguro quindi che riusciate ad accettare la Natura per quello che è: assurda”.
E adesso torniamo a bomba. Se Feynman ammetteva di non capire come la MQ funzioni, benché la sapesse far funzionare alla grande, che cazzo ci possono capire i New Age e i Nicchiògorenghicchiò??? Con quale competenza parlano? Di che parlano? Perché ne parlano? Perché fa figo, presso una platea di ignoranti totali. E’ pura manipolazione, vi stanno prendendo per il culo.
Fatevi un favore: se un ispirato coltivatore del Sé o dell’Uno vi menziona la MQ, dategli una botta in testa, forte. Le spese legali ve le pago io.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]
Ho sempre diffidato delle teorie della fisica: ipotesi incomprensibili, smentite poco dopo da altre ancor più incomprensibili. Figuriamoci poi se a interpretarle sono dei babbei vestiti di arancione. Per me, gli elettroni che spariscono dalle fasce di Van Allen, per assonanza, sono e resteranno sempre delle particelle che non apprezzano la musica rock, sin da neonate.
Ogni tanto, di botto, senza una ragione apparente, decido che è la giornata giusta per capire la meccanica quantistica.
Prendo qualche libro divulgativo che ho comprato (fiducioso, pensa che scemo!)alla Toletta e infervoratissimo inizio a leggere.
Salto sempre la prefazione (a che serve una prefazione?)dove generalmente il trombone di turno ti spiega quanto sei fortunato ad aver comprato quel tomo, poichè raramente gli è capitata la ventura di introdurre un lavoro che trasforma concetti apparentemente impossibili in banalità per bambini delle elementari. Insomma, un libro a prova di cretino.
Bastano 5 o 6 pagine per concludere che la Scuola Elementare Bernardo Canal doveva essere un istituto per minorati sotto mentite spoglie, giusto per non mortificare i genitori, allora il politically correct non era particolarmente sentito, esponendoli al pubblico ludibrio.
TUTTI i libri di divulgazione scientifica sono strutturati allo stesso modo: i primi quattro capitoli sono a prova di cretino e ti spiegano gli spazi di Calabi-Yau con il pallottoliere e due pupazzi dell’Ape Maya; al quinto capitolo ti dici “questo capitolo forse dovrò rileggerlo”; al sesto, “meglio se prendo carta e penna”; al settimo ti rendi conto che il divulgatore è ormai preda dei propri deliri e sta cercando di spiegare a sé stesso davanti allo specchio quello che egli medesimo non ha mai capito.
Traquillo, Maury: sono TUTTI così.