L’ex gioco più bello del mondo

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Il calcio sta subendo una razionalizzazione strategico-tattica molto evidente. I profeti sono stati il “gioco corto” della Ternana di Viciani, il calcio totale olandese, la zona di Sacchi.

Ormai tutte le squadre si sono accorciate moltissimo e per 80 minuti su 90 giocano in 35-40 metri. Venti persone in 40 metri rendono l’area affollatissima. Il primo adattamento darwiniano è che il controllo di palla è mediamente infinitamente migliorato. Il secondo adattamento è logistico: si gioca molto di più di una volta ai limiti del campo, sulle linee laterali, con l’idea che alle brutte si calcia contro le gambe dell’avversario e così la palla rimbalzerà in fallo laterale. Il gioco si è fatto anche molto più duro e falloso (qui è colpa degli arbitri): viene accettato un livello di scontro fisico inimmaginabile 20 anni fa; nelle aree di rigore si vede di tutto. La cinturazione preventiva dell’avversario è un obbligo, sui corner, tanto lui si difende con gomitate in faccia. È prassi non mirare più alla palla, ma direttamente agli stinchi, le caviglie o i piedi dell’occasionale oppositore. Un’altra conseguenza delle “squadre mobili” e quindi di difese altissime è il ricorso sistematico al fuorigioco intenzionale.

Tutto ciò corrisponde – come dicevo – a una razionalizzazione del gioco rispetto alle sue regole: giocare in 40 metri è molto più efficiente, gli altri aspetti citati sono corollari.

Ma.

Ma tutte le squadre ormai giocano allo stesso identico modo, perché i compiti corali (di squadra) hanno gli stessi, consolidati meccanismi e movimenti. C’è molto meno spazio per il singolo, che si deve adeguare al bene comune. Ai limiti dell’area avversaria comincia una serie infinita di passaggetti nella speranza che si apra un varco: sembra il basket, dove però lì almeno segnano un canestro al minuto (quando in una delle due squadre non c’è Messi in giornata sì). Ronaldo è stato risucchiato come uno qualunque nell’assenza di aggressività del suo Portogallo: se al suo posto ci fosse stato Mario Rossi nessuno avrebbe notato la differenza. Questo per dire che se tutta la squadra non gira, nel nuovo calcio non funziona niente. Finora, nel campionato del mondo ho visto un solo giocatore che si segnali per la sua esistenza riconoscibile come autonoma: Robben dell’Olanda.

In questo quadro, le partite degli USA mi hanno fatto pensare. Gli USA affrontano ogni sport con un unico approccio: grande preparazione fisica, grande scrupolosità tecnica (sono degli inguaribili illuministi). Essendo giovani e ingenuotti, hanno malizia e cattiveria pari a zero, ma eseguono con precisione il compito che zio Klinsmann gli ha assegnato. Vent’anni fa, giocando così avrebbero perso tutti i dribbling e sarebbero stati travolti. Oggi no, e sono usciti dignitosamente agli ottavi. Questo calcio è adatto a chi non ha molte idee e vi sopperisce col fisico e la tecnica. La mia profezia è che se troveranno motivazioni in un mercato sinora inesistente, in 10 anni saranno loro i campioni del mondo. Noiosi come Pete Sampras, altrettanto vincenti.

Nel frattempo, mi annoio più che a vedere la morente Formula 1, dove vittorie e sconfitte oramai dipendono solo dall’aver indovinato quali gomme mettere prima e quali dopo e dalla tenuta del tubicino FK-14 attaccato alla pompa MD-7bis.

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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