Camerata Fo, ci hai lasciato come folgore dal cielo, come nembo di tempesta. Avevi la stessa età di mio zio e sei partito volontario a 17 anni (mio zio 16) per salvare la faccia dell’Italia che non tradisce. Il tuo compito più arduo e oscuro è cominciato dopo, quando nel Paese ormai repubblicano hai per decenni portato avanti con maschia tenacia la missione che ti era stata affidata: infiltrarti dietro le linee nemiche. Hai superato te stesso, sposando Franca Rame e supportando Soccorso Rosso, traghettandoti infine – tra mille difficoltà – fino alla sponda grillina.
Ti abbiamo osservato: caparbiamente hai indossato vesti non tue, come quella dell’affabulatore. Non sapendo parlare bene, e anzi sputando a ogni parola per la tua originale complessione palatale, ti sei inventato una lingua di cui nessuno capiva nulla, tu per primo, per gettare scompiglio e incertezza nelle file degli allineati.
Quanta, quanta sofferenza ha accompagnato la tua vita! Ci immaginiamo le pene nel fingerti sinistrorso, sinistrese, apocalittico e pentastellato, intelletualoide da strapazzo e guru di non si sa bene quali Verità. Hai cavalcato tuo malgrado l’onda della fama, e beffardamente sei stato insignito – con tuo stesso enorme stupore per la farsa di cui eri involontario protagonista – di un premio Nobel col quale con tutta evidenza non c’entravi un cazzo.
Camerata Fo, non possiamo che dichiararti la nostra immensa ammirazione per l’oscura opera che hai svolto in 75 anni. Ce ne fossero stati di più di camerati come te, ora le nere bandiere sulle quali prestasti il tuo antico giuramento sventolerebbero ancora.
Eia eia alalà. Il tuo onore si chiama fedeltà.
Non ti fa molto onore strapazzare un morto riesumando una vicenda trita e ritrita da giornalisti e detrattori vari, avvenuta quando Dario Fo aveva 17 anni e sulla quale sono fioccate da parte sua querele che a te oramai non potrà più fare. Alla luce di 50 anni di opere e di attivismo contro potere e sopraffazione, ma soprattutto per quello che poi i fascisti, quelli veri, hanno fatto a sua moglie, direi che potevi proprio risparmiartela.
Sono pienamente d’accordo con il Veneziano. Questo articolo non fa onore alla sua intelligenza.
Mi fa piacere ricevere ogni tanto dei commenti, anche se so di avere lettori fissi. I commenti sono quelli che permettono un confronto, che sennò mi sembra sempre di parlare anche in conto terzi.
Veneziano, a me Fo stava sulle palle da sempre, non da quando è morto. E non perché fosse comunista o quel che era, ma perché l’ho sempre considerato un furbastro, uno che con indubbia abilità si era scelto la giusta distanza dal Potere, quella che permette di criticarlo ma di esserne blandito. Uno che inneggia alla rivoluzione, ma ha sempre una poltrona in prima fila alla Scala. Nel post ho solo tratteggiato la sua parabola di intellettualoide “armiamoci e partite”. Lascia invece TU stare la Rame e i fascisti: non ho parlato di lei, né di loro, né di quel che è successo tra di essi. Con quel che ho scritto non c’entra nulla.
Sandra58, grazie per la “mia intelligenza”. Essa, se esiste, ha un aspetto scomodissimo per me: crea sospetto e mi preclude ogni tipo di fedeltà nei miei confronti, perché non guardo in faccia nessuno e dico quello che sento di dire. In altre sedi e in questi stessi giorni sono tacciato di comunismo perché dico la mia ad amici di destra. Quanto al merito dell’articolo, non posso aggiungere nulla a quanto già detto a Veneziano.
Per me sbagli. Su due affermazioni.
La prima quando dici che si sia scelto la giusta distanza dal potere. Essere cacciato dalla RAI non è stata una sua scelta. Abbracciare movimenti di estrema sinistra e schierarsi dalla parte di Pinelli e di Sofri non si possono certo definire scelte ammiccanti al potere….forse ti confondi con Benigni…
La seconda è nel non volere considerare la Rame. Erano due anime unite. Hanno realizzato la maggior parte delle loro opere insieme e , nelle loro scelte, sono sempre stati molto uniti. Quindi considerando lui uno spregevole opportunista offendi anche la memoria di sua moglie.
Caro Veneziano, ti re-invito a lasciar stare la Rame. Visto che non puoi saperlo, ora te lo dico: Franca Rame e io abbiamo avuto uno scambio di lettere nel 1992 (non pre-stampate e poi firmate: scritte a mano). Ho così avuto modo di farmi un’idea in prima persona del suo impegno e di cosa fosse fatto (quali ne fossero le basi e gli eventuali compromessi cui era disposta per raggiungere i suoi obiettivi). Da cui, ho lasciato perdere.
Beh, allora illuminami con qualche dettaglio in più. Altrimenti sarò costretto a dirti che con Dario Fo nel 1989 mi trovavo tutti i venerdì sera a giocare a briscola e che i suoi rapporti col potere non corrispondevano affatto a come tu li descrivi. :-p
Questo post è sul tuo compagno di briscola, non sulla Rame. Ti svelerò i miei più reconditi segreti al prossimo caffè a casa tua.
Ritengo l’intelligenza sempre scomoda, per quei “fortunati” che la possiedono. E di questi tempi non sono molti. Quanto alla fedeltà andrebbe meglio indagato il significato del vocabolo. Cosa significa essere fedeli? A chi? A che cosa? Perchè? Ma temo di stare divagando.
Ho percepito il suo articolo come un voler “cantare fuori dal coro” a tutti i costi. Le sue delucidazioni sono esaurienti e legittime, solo, a mio avviso, un po’ irrispettose di quel fenomeno, che prima o poi capita a tutti, che si chiama morte. Non condivido le sue opinioni su Fo, ma ci mancherebbe, siamo in un Paese quasi democratico. Io ho visto alcune delle sue performance teatrali, alcune mi sono piaciute, altre no. Quanto alla sua distanza o meno dal potere, mi è sempre apparso un uomo di libero pensiero e pieno di energia creativa. Non è certo da tutti a 90 anni, mostrare ancora gioia e curiosità nei confronti della vita. Forse è questo l’aspetto che più mi ha colpito di lui.
La leggo sempre con piacere. Saluti
Forse non avrei scritto l’articolo se non avessi letto da parte dei miei fb-amici tante lodi sperticate sul morto che – quelle sì – mi sono suonate come conformi. Marilyn è il sogno, Andreotti il potere, Madre Teresa la bontà… Sono 57 anni che sento sempre gli stessi mantra. Tutti padronissimi di non essere d’accordo con me, e anche per questo ho un mio blog.
Io non miro a essere fuori dal coro, ma è vero che ogni volta che sento un coro mi chiedo in automatico se non ci possa essere una canzone diversa. Su Fo non sono stato colto di sorpresa, dovendomi inventare sul momento un’opinione alternativa: quel che pensavo di lui lo pensavo da 40 anni.
La morte. Io rispetto la morte, come parte della strada. Non rispetto i rituali che sempre l’accompagnano. Il morto era sempre padre amorevole, compagno fedele e collega stimatissimo. Beh – dico io – vediamo.
C’è un mistero sul suo account, Sandra58. Per postare il primo commento occorre registrarsi e poi attendere che il commento sia approvato da me. Dopodiché, dal secondo commento in poi si può commentare liberamente (come fa Veneziano, del quale ricevo solo la notifica dei commenti). Per qualche ragione, nel suo caso wordpress mi ha richiesto di approvare ANCHE il commento cui sto rispondendo qui. Ciò è strano, visto che l’indirizzo mail è lo stesso. Non so come mai.
Nessun mistero, signor Burlini. Temo di non aver digitato correttamente la mia mail.
Invece sì, ed è ricapitato per la terza volta. Forse è l’IP mobile da cui risulta collegata. Dovrò fare dei controlli di altro tipo sulle impostazioni di wordpress. (è la prima volta che succede, in 5 anni).