Galeazzi

G

Si dice sempre bene del morto, in pubblico. In privato si può dire e pensare diversamente.

Galeazzi era il tipico giornalista “di ambiente romano”, che per chi non è di Roma forse non è un concetto chiarissimo. Provo a chiarirlo io.

Roma, la Roma pubblica e per il pubblico, è un grande palcoscenico in cui tutti recitano la loro parte. Perlopiù divertendosi. Col decrescere dell’autorevolezza e professionalità della RAI, per i suoi giornalisti il fenomeno si è espanso fino a raggiungere una propria ragion d’essere, indipendente dalla matrice d’origine. Invece di raccontare – come un giornalista dovrebbe – i fatti altrui, i pennivendoli romani raccontano sé stessi, si mostrano, si esibiscono. Diventano essi stessi parte del colore della città. Galeazzi in questo non è stato il primo, ma tra i primi. La faccia, la stazza, la voce e le modalità espressive da macellaio di periferia lo hanno reso un personaggio “di compagnia”, che significa audience. Poco importa fosse volgare, umorale, esagitato. Anzi, nel circo di oggi, tanto di guadagnato.

Era antipatico? In fin dei conti no, ma per chi è abituato a modi professionali, misura, eleganza, certo non era il campione da esibire in un club inglese. Era l’amico caciarone, cui si perdona l’essere sempre sopra le righe e un tono di voce che lo sentivano fino al Verano.

Una cosa buona di Galeazzi è che la sua competenza non era fasulla: campione italiano di singolo (che sono cazzi) e di doppio. Ma, certo, questa competenza la vendeva “alla romana” (fatece largo che passamo noi), che era l’unico modo che conosceva o che forse gli serviva per farsi conoscere. Una gran perdita? Direi di no. Una perdita e basta? Beh, solo per quelli cui piace il tipo. RIP, in ogni caso.

Add comment

SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

PUOI TROVARMI ANCHE QUI