Affreschi della Santa Trinità

A
[vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_column_text]Togliamoci un pensiero: io di musica non capisco un cazzo. La mia potenziale carriera di chitarra solista si è interrotta dopo 6 mesi di allenamento, quando l’ictus si è impadronito del mio dito indice sinistro (e ancora non è d’accordo al 100% sul restituirmelo). Però sono capace di due cose: emozionarmi e analizzare quello che vedo. L’emozione ha senz’altro a che fare con l’energia, e quindi un bel basso e una puntuale batteria la predispongono, ma poi voglio sentire una storia. Qualcuno me la deve raccontare, che sia una voce, una chitarra, un gesto o un allestimento. Su questo non mi potete imbrogliare: vi so dire se la storia c’è o no, sempre. Riesco anche a vedere quello che succede sul palco, mentre magari mi sfuggono le stecche. A ognuno il proprio mestiere.

Ieri ero a Corcagnano (Parma), per gettare le mie monete nel campo in cui crescono le storie. Tribuna-stampa, mica pizza e fichi. Sarebbe stato più appropriato tribuna-spie, perché io quello sono. Spio gli istanti altrui, aspettando che si manifesti l’energia. Se non c’è e sto tra amici, a domanda rispondo con un sorriso. Se non sto tra amici, faccio la faccia di Kasparov quando l’avversario faceva una cazzata: come l’azero, non sono bravo a nascondere il disgusto.

Se invece la trovo, in genere rispondo come ho fatto ieri “Non ti dico niente”, perché l’emozione me la voglio tenere per me, e trovo prematuro ringraziare chi me l’ha procurata.  Sapendo guardare, so anche distinguere ciò che è mestiere da ciò che è convinzione. Il primo mi fa fare clap clap, la seconda di solito mi ammutolisce, per cui ci sta che non dica niente.

Ieri ho visto il fiume in piena che si incanalava verso valle, in onde armoniose che non si possono fermare, ed è successo in ben tre istanti. In quei momenti, tutto si tiene: i gesti, le posture, gli abiti assumono un senso perfetto, quello dell’unica scelta giusta possibile. E se quei momenti si ripetono da lì a poco, capisci che anche gli affreschi religiosi alle pareti del teatro parrocchiale danno il loro contributo al quadro. Capisci di non aver fatto un viaggio a vuoto.

Di ciò ringrazio – in ordine di apparizione – i Date At Midnight e Alex from PaleTV.

Photo courtesy by Roberto Pia[/vc_column_text][vc_separator type=”transparent” up=”15″ down=”10″][qode_advanced_image_gallery type=”grid” enable_image_shadow=”no” number_of_columns=”five” space_between_items=”tiny” images=”2742,2741,2738,2737,2734″][/vc_column][/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_column_text][/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Add comment

SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

PUOI TROVARMI ANCHE QUI