A dodici anni ho fatto un sogno: stavo a Venezia, da qualche parte a Cannaregio, nella casa di mia zia. La casa si apriva direttamente su un canale ampio e luminoso. Era pomeriggio e c’era un sole che annunciava il tramonto.
Avevo invitato alcuni compagni di classe, che si muovevano nell’ampio salone tra lo sventolio delle tende, mangiando patatine e bevendo aranciata.
Ero molto orgoglioso di mostrare loro una casa così bella, ma soprattutto che fosse presente mia zia, Senta Berger [ad es.: qui]. Non c’era nulla di erotico nel sogno, solo questo grande orgoglio.
Da quel giorno Senta Berger è divenuta un tabù assoluto per il mio erotismo. Intoccabile e inimmaginabile se non in quel salone, pudicamente vestita di bianco. Naturalmente rimane mia zia, la preferita, anche se lei probabilmente non lo sa.
Ho controllato com’è oggi e devo dire che si conserva bene, anche molto. Ne sono felice: è mia zia.