Ho ammirato molto l’Italia degli sport di squadra, che avevano un impegno infinito e stressante per tutta l’Olimpiade. Ho ammirato soprattutto che non ci sia più l’Italia piagnona, ma che si vinca o si perda ci mettono non solo il cuore ma anche i coglioni, fino in fondo.
Mi sono piaciuti tutti quelli che hanno vinto medaglie minori, di ogni metallo (come si chiama la ciclista di bronzo? non se lo ricorda già più nessuno).
Ma lasciatemi due menzioni speciali.
Una per Elia Viviani, abbandonato come un cane nel velodromo, in una specialità di cui non si capisce il nome e dove le regole sono più complicate che nel baseball. È arrivato solo, se n’è andato solo, dopo 5 minuti di riflettori. Eppure…
L’altra menzione è per il Tiro, che sia al piattello o di precisione (si dice “al bersaglio”). Terminator? Allacciami le scarpe, per favore.