TAV NO TAV

TAV NO TAV

Non ho un’opinione precisa sulla TAV, per il semplice motivo che non ho dati in mano. Sono abituato a sentire proteste locali, a volte sensate a volte meno: non è quello il mio metro di giudizio. Però mi colpiscono alcune cifre fornite dai noTav, secondo le quali ‘sta roba, sotto il profilo economico, sarebbe una stronzata a caro prezzo.

Quello che so con certezza e per esperienza personale è che: a) ci sono procedure ben precise per la decisione di attuare un’opera del genere; b) queste procedure comportano studi di tutti i tipi, di cui quelli dei costi-benefici economici sono manipolabili a piacere e secondo interesse; c) ci sono imponenti interessi ad ottenere apppalti e subappalti nel cantiere.

Da un lato, rivedere una decisione economico-politica-di interessi privati, a fronte delle proteste locali, costituisce un pericoloso precedente di incertezza del diritto e di “cattura dell’amministrazione”, il che è male.

Dall’altro lato – se certe cifre sono vere o verosimili – fare un’opera senza senso, sapendo che non ha senso, è una stronzata (anche perché, dall’altro lato delle montagne, i francesi sono altrettanto inadempienti, fregandosene allegramente delle decisioni già prese: potrebbe essere l’esempio da seguire).

Per il Ponte sullo Stretto di Messina, nel corso degli anni sono stati fatti almeno 3 studi importanti, gli ultimi due dei quali a distanza di soli 10 anni. Studi del costo di miliardi (milioni di euro). C’è stato anche un contro-studio autonomo, della Bocconi, che “dimostrava” che la supposta convenienza non c’era. Non voglio dire nulla sulla plausibilità dei risultati degli studi e dei contro-studi, ma un certo dibattito insomma c’è stato; fondato su numeri ipotetici, usati ad arte e proiettati con acrobaticità, ma c’è stato.

Perché ora, a fronte di supposte evidenze sponsorizzate da 360 professori universitari, non ci si dà neanche pena di aprire un tavolo di verifica tecnica?

Questo, sotto il profilo del diritto e delle procedure di legge, si può fare: la storia del Ponte lo ha dimostrato.

Se le cifre parlano di un traffico sottostimato di 10 volte (che quindi renderebbe assurda l’opera), si può verificarne la corrispondenza ai fatti senza che l’amministrazione resti oggetto di ricatto da parte degli enti locali e senza infrangere gli accordi già presi. Del resto, una stima aggiornata di costi e ricavi avrebbe anche il plauso etico della Santanché (“solo i cretini non cambiano idea” – ha detto, in contesto diverso, la nostra guida filosofica e morale).

“Ci abbiamo sbagliati”. Può succedere, succede. Perché non verificarlo? Si può fare e – forse – a questo punto si deve.

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