È la storia di una bambina (poi donna) australiana, bruttina e solitaria, amica di penna del newyorkese Max, uomo di mezza età affetto dalla sindrome di Asperger.
La storia, pur seguendo un’evoluzione temporale lineare (l’una cresce, l’altro invecchia), nei momenti clou denota scelte non banali né scontate. Non c’è spazio per retoriche da libro Cuore: i personaggi, benché grotteschi, hanno comportamenti naturalmente imprevedibili e non stereotipati. Il finale è inconsueto ed è lecito il dubbio di poterlo considerarlo lieto.
Le scenografie sono di tipo minimalista, con sfumature che spesso virano – riuscendoci – al comico. Nei titoli di coda viene indicato che le riprese sono durate 52 settimane, come a dire che non c’è stata improvvisazione.
Il film non è stato tradotto in italiano: c’è solo una versione sottotitolata che però non disturba troppo (i protagonisti parlano poco). In proposito esiste un gruppo di Facebook che chiede che la pellicola abbia la sua versione italiana e soprattutto che venga proposto nelle nostre sale.
C’è tanta di quella merda in giro, che non si capisce perché un film così buono non trovi il proprio spazio. (O forse lo si capisce, proprio per quanta merda c’è in giro).
Il migliore film visto fino ad ora, quest’anno (e ne vedo una decina la settimana).
maryandmax.com[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]