L’uomo per bene

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A 85 anni dalla salita al potere di Hitler e nonostante un intensificarsi degli studi del fenomeno nazista sotto ogni prospettiva possibile, anche guardando nuovi documentari, film e speciali mi rendo conto che alcuni esperti non sono poi così esperti e che l’italiano medio ha una grandissima confusione in testa. La principale riguarda il fatto di identificare la Germania nel partito nazionalsocialista, come se un bel mattino l’intero popolo tedesco si fosse svegliato con la svastica tatuata sul braccio. Niente di più falso: basta tener presente – una per tutte – che gli alti gradi militari erano tutt’altro che entusiasti del nuovo cancelliere. Fino ad almeno il 1937 Hitler&accoliti ebbero il loro bel daffare per nazistizzare il Paese, utilizzando metodi non precisamente legali e democratici, ‘che se avessero usato questi non gli sarebbe andata per niente liscia. I protagonisti principali della sistematizzazione della Germania furono – oltre all’omino coi baffi – Goering, Hess, Goebbels e l’altro omino coi baffi: Himmler.

“Zio Heinrich” è considerato da molti l’Anima Nera di un’ideologia già abbastanza nera di suo, e in proposito mi sono sempre domandato cosa si nascondesse dietro quell’aria da occhialuto contabile di provincia. Era davvero la maschera del demonio, o altro? Himmler era il capo delle SS, e conseguentemente anche della Gestapo, nonché della polizia e poi anche ministro dell’Interno. Attorno al 1943 raggiunse, per somma di incarichi, una posizione ineguagliabile di potere all’interno della Germania, tanto da governarla operativamente (non per niente il suo titolo era Reichsfuhrer). La sua arma principale era l’informazione, attraverso i dossier di tutti gli iscritti al partito e all‘esercito, con pecche, vizi e magagne in bella vista. Himmler aveva in pugno l’arma del ricatto assoluto, praticamente nei confronti di tutti. Zio Heinrich aveva anche la responsabilità generale della Soluzione Finale della questione ebraica: lo sterminio era organizzato da lui. Ma questo ne fa un’Anima Nera?

La principale tesi a sostegno del sì l’ho letta sull’affascinante ma poco scientifico Il mattino dei maghi, di Pauwels e Bergier, che descrivono Himmler e l’apparato SS come l’autentico spirito portante ideologico, relegando Hitler a una posizione incidentale, di contorno. Interessante, ma non comprovato in alcun modo. Viceversa, il più fondato Hitler e il nazismo magico di Giorgio Galli dimostra che le suggestioni mistiche del Fuhrer erano completamente indipendenti da quelle di Himmler, nonché fondate su presupposti di maggior respiro all’interno dell’esoterismo europeo, e alla fin fine comunque poco influenti sull’azione politica e militare (tranne forse nel caso della scelta per la data d’inizio dell’Operazione Barbarossa, con fortunatamente nefaste conseguenze).

Le conclusioni cui sono giunto io a riguardo di Himmler sono completamente diverse dall’idea di un astuto burattinaio, e si basano principalmente sul dossier La carriera di Heinrich Himmler della CIA e sui contenuti del film-documentario L’uomo per bene – le lettere segrete di Heinrich Himmler (2014), oltre che su considerazioni generali.
Sia il dossier CIA che il film ci restituiscono l’immagine di un uomo ambizioso, ottimo organizzatore (la sua dote più spiccata), ma sostanzialmente privo di una visione politica originale, che decide di seguire con fedeltà assoluta quella che ritiene la sua Guida (cioè Hitler). Il rapporto di netta sudditanza psicologica nei confronti del Fuhrer è – secondo me – la chiave giusta di lettura. Himmler è ambizioso per sé stesso, all’interno di un apparato entro il quale vuole fare carriera, ma assolutamente non rispetto al capo supremo. Le battaglie sostenute all’interno del partito (principalmente contro Goering) non sono mai contro l’indirizzo dato da Hitler. Himmler soffriva di un forte complesso di inferiorità nei confronti degli altri gerarchi, per tre ragioni: 1) non aveva mai combattuto sul campo (a differenza di Hitler e dell’asso dell’aviazione Goering) né aveva avuto alcuna parte nel tentato putsch di Monaco (come invece Hess); 2) ciò lo poneva agli occhi di Hitler come un “nazista della seconda ora”, non della prima, tant’è che non faceva parte dell’entourage più stretto del Fuhrer, né della cerchia dei suoi amici; 3) le sue doti fisico-militari e il suo carattere prudente e modesto non potevano essere paragonabili a quelle di un qualsiasi Dietrich, Heydrich, Deluege, Hausser.
Dai dati sulla sua carriera politica emerge che le promozioni di Himmler sono avvenute tutte in base alle sue doti organizzative, e non a qualche impresa puntuale di rilievo (come per esempio per Heydrich o Dietrich), e partono tutte come deleghe (a incarichi) successivamente sancite da conferma ufficiale. Himmler non si pone in luce come “l’uomo forte, quello giusto al posto giusto nel momento giusto”, ma come il facente funzioni più affidabile. Una specie di cane, fedele e ossequioso. Le lettere ne L’uomo per bene confermano in misura stupefacente quest’impressione: la modestia che traspare dalle affermazioni private è sbalorditiva, tanto da far dubitare appartenga all’uomo più potente nella gestione interna dello Stato, nonché capo assoluto delle SS. Himmler “proverà, vedrà quel che può fare” a fronte di richieste dei suoi familiari. Riporta come un successo l’essere riuscito a far recapitare un pacco natalizio a casa, durante la campagna di Russia. Himmler applica il rigore integerrimo prima di tutto a sé stesso e alle proprie azioni, il che non è proprio nelle corde di un trascinatore di folle né di uno spietato condottiero.

Una parola sul potere nominale ed effettivo. Formalmente, Himmler era il capo di quasi tutti i servizi interni dello Stato, ma ciò non corrispondeva alla realtà operativa, perché alcuni dei principali uffici delle SS erano, a conti fatti, completamente autonomi. Innanzitutto le Waffen SS, cioè le unità SS combattenti, poste sotto il comando interno di Dietrich e quello strategico dell’Esercito. Per quanto riguarda la Soluzione Finale, l’intera gestione era nelle mani di Heydrich, tanto che infatti fu questi a partecipare come “direttore dei lavori” alla conferenza di Wannsee, con Eichmann segretario. La conferenza era stata organizzata da Goering, e Himmler non venne mai neppure nominato. Per quanto riguarda la Gestapo, era gestita prima da Heydrich e poi da Kaltenbrunner. A parte “l’atto iniziale”, cioè la battaglia politica vinta da Himmler per sottrarre la polizia segreta al controllo originale di Goering, zio Heinrich non ci ebbe più nulla a che fare sotto il profilo operativo, tanto che nessun documento della Gestapo riporta la sua firma.
In sintesi, se sotto il comando e la responsabilità formali di Himmler ricadevano un gran numero di uffici e servizi strategici, la sua diretta influenza sull’operatività dei medesimi era scarsa quando non nulla. Gli ordini d’indirizzo a tali uffici e servizi provenivano dall’esterno e la loro attuazione coinvolgeva i singoli responsabili, non Himmler. Egli – si potrebbe dire – era più il “progettista di sistema” che il gestore.

L’ultima considerazione che ritengo importante è di carattere “logico-psicologico”. Una personalità accentratrice in misura paranoica come Hitler avrebbe accettato di buon grado una progressiva delega di quasi tutte le funzioni interne dello Stato a chi gli potesse fare ombra? O piuttosto non si sarebbe scelto qualcuno che godesse della sua totale fiducia, oltremodo sicuro che altro non potesse essere che un puntuale esecutore della sua volontà? Soprattutto dal dossier della CIA emerge che Hitler affidò a Himmler un gran numero di incarichi per la precisa scelta di non volerli affidare ad altri, accrescendo così pericolosamente il potere di costoro. Nelle battaglie Himmler-Goering non era preferibile far vincere il meno rappresentativo, il meno comunicativo, colui che mai avrebbe usato a fini personali i nuovi poteri? Secondo questa visione, Himmler sarebbe diventato una specie di cassaforte di titoli e responsabilità, da cui Hitler avrebbe potuto – successivamente e secondo necessità – estrarre e ridistribuire il contenuto con minor rischio di ribellione.
Questa interpretazione mi pare più in linea con l’immagine di Himmler che si deduce dai filmati ufficiali: sempre alle spalle del capo e della sua cerchia di intimi, mai a fianco, come un fedele portaborse. Chi ha mai visto Himmler al Nido dell’Aquila, dove invece Goering e Goebbels erano di casa?

A sintesi, credo che per zio Heinrich più che la definizione di Anima Nera del nazismo sia più appropriata l’espressione di Hannah Arendt riferita a Eichmann. Himmler sembrava banale perché lo era.

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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