Il titolo esatto era “Momenti sì, momenti no / più no che sì” (Caterina Caselli). Riguardo all’euro, non prendo una posizione per non confondere l’elaborazione indipendente di opinioni. (Non è vero: io stesso ho una confusione indipendente, quindi non saprei cosa dirvi).
Le due posizioni contrapposte sono note.
Euro-sì significa membership automatica al mercato unico europeo, con conseguente (e statisticamente dimostrata) maggiore penetrazione delle esportazioni (prudenzialmente, +5%).
Euro-no significa possibilità di svalutare e – più in generale – riappropriazione del ruolo della banca centrale (Banca/BanDa d’Italia, nel nostro caso) e quindi dello strumento di politica monetaria.
Gli analisti futuristi dicono anche che con l’Italia fuori dall’euro crolla l’intero sistema monetario europeo.
Comunque sia, segnalo un interessante studio monografico di Limes (6/11) dal titolo “Alla guerra dell’euro”, totalmente o quasi schierato sulle posizioni euro-no.
La mia posizione? Sto esaminando il problema, ma finché non ci sarà una BCE che dichiari apertamente di assumersi l’onere di prestatore di ultima istanza (quello che presta al sistema bancario, senza se e senza ma, come garante di copertura totale per qualsiasi livello di necessità monetaria), stiamo solo scherzando: è come giocare a Monopoli senza dadi o – meglio – come giocare a Risiko con le armatine nere ma con un solo carroarmato. Detto in altri termini: ci stanno prendendo per il culo.
Chi? Non vi dico il nome, ma fa rima con Tremonti.