Chernobyl

C

Sto seguendo la serie tv, che è fatta veramente bene. Riconosco la ricostruzione nel dettaglio dei contorni, dal mobilio alle procedure, dalle espressioni facciali alle attrezzature.

Tutto il mondo sovietico era caratterizzato da una versione nominale/formale delle cose e da una reale. Un esempio illuminante e antico erano le dotazioni radio dei carrarmati nella II guerra mondiale: le radio dei panzer tedeschi avevano una portata nominale di 3 km, che coincideva con quella effettiva; per i T-34 russi la portata dichiarata era di 15 km, quella effettiva di 800 metri, le rare volte che la radio funzionava (in un caso su 5).

I russi avevano una preparazione teorica approfondita e maniacale, cui non corrispondeva mai una dotazione tecnologica sufficientemente in buono stato per applicare la teoria. Un mondo polveroso, scassato, rotto, che ho cominciato a conoscere di persona e da vicino più tardi, qualche anno dopo la caduta del Muro. Dagli orologi Raketa cui in fabbrica non toglievano la limatura agli ingranaggi, alle condotte di vapore rivestite di stracci per limitarne le perdite.

Contemporaneamente e grazie alla centralizzazione del potere, i sovietici erano in grado di mobilitare immediatamente tutte le risorse disponibili (poche), tirando rapidamente di qua o di là – a seconda dell’emergenza – una coperta peraltro sempre troppo corta. L’inefficienza del sistema sovietico era leggendaria, a partire dalle piccole cose.

E poi, sopra a tutto, l’arte sopraffina dello scarico di responsabilità, necessaria alla sopravvivenza individuale. Il colpevole doveva sempre essere un singolo, un individuo “deviato”; mai la programmazione complessiva e il fatto di fare sistematicamente le nozze coi fichi secchi. Come contraltare, il necessario sacrificio di pochi per ovviare alle carenze di sistema.

Un mondo paradossale, incongruo, infinitamente ipocrita, nel quale per salvare le apparenze si era disposti a qualunque sacrificio, ‘che tanto la vita del singolo vale poco.

La serie tv mette in evidenza tutto questo, ricreando episodi e modalità relazionali e comportamentali di cui sono stato direttamente testimone più volte, perché il lascito di una mentalità non si cancella in un giorno. Sceneggiatura e regia hanno fatto un lavoro accurato, fin nel particolare del tipo di abbigliamento appropriato per le segretarie dei responsabili locali del partito.

Volete capire l’Unione Sovietica? Guardate Chernobyl.

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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