VITI FUORILEGGE – (Sparacchiamenti 2)

V

Nonostante la bassa opinione in merito di mio figlio, proseguo a “giocare ai soldatini” con la nuova carabina ad aria compressa. Ho già detto che dietro non c’è solo il colpire il bersaglio, anzi. La parte più interessante è quella ingegneristica, seguita a ruota dalla Fisica (ottica, balistica e fluidodinamica). È strano come dopo i 45 anni in molti nascano nuove curiosità che ai tempi della scuola non ci avevano mai sfiorato. Una carabina è un mondo di per sé, e capisco chi ci perde i giorni e le notti. Al limite – dicevo – per divertirsi non occorre nemmeno mirare a qualcosa, riservando lo sparo a considerazioni di statistica, scienza dei materiali, meteorologia. Mi sono associato a un gruppo di sparacchiatori, perché sono molto furbo. Essi infatti rispondono a ogni mia domanda di novizio, profondendosi in particolari utili immediatamente o nel futuro.

Un aspetto collaterale ma importante è quello della legislazione in materia. Come al solito, in Italia le cose si fanno, ma in un certo modo, cioè a metà.

L’aria compressa è stata liberalizzata con decreto 9/8/01 n° 362. Leggendolo ci si capisce pochissimo, tali e tanti sono i vuoti legislativi. Una delle poche cose chiare è che sono di libera vendita le armi di potenza massima in volata minore di 7,5 joule, che devono essere bancate in sede nazionale. Il problema è che la stessa arma potrebbe benissimo erogare più di 7,5 joule, a seconda dello stato del serbatoio e soprattutto del tipo di piombino. In teoria, quindi, lo sparacchiatore dovrebbe testare ogni pallino e ogni condizione d’arma prima di sparare, per vedere se sta nei limiti di legge o meno. Teoria, appunto. Il problema è che se ti beccano i carabinieri mentre spari a 7,51 joule (e tu magari non lo sai), finisci in galera.

I siti amatoriali sono provvidi di raccomandazioni in proposito, e quasi tutti (sono iscritto a 5, ma ce ne sono almeno altri 5, solo in Italia) statuiscono che nel forum non si possono assolutamente trattare argomenti relativi all’aumento indebito di potenza, pena ban immediato et eterno. Capisco, sono d’accordo, sottoscrivo. Perché ‘ste carabine sono davvero pericolose: a 15 metri bucano da parte a parte 8 millimetri di legno d’abete e quindi un pallino vagante non è salutare prenderselo in ogni caso, per tacere di occhi, bocca e altre parti morbide.

Però.

Tutti si chiedono come la potenza in volata venga limitata dalle case costruttrici. Si scopre subito che le suddette non è che creino un’arma ad hoc per la normativa italiana (la più restrittiva d’Europa, con i tedeschi), perché un’altra linea di produzione costerebbe troppo. Semplicemente, adottano soluzioni ingegneristiche “limitanti”, come una molla meno potente (per le armi a molla) o una riduzione della luce della transfer port. È lecito chiedersi cosa impedisca di procurarsi una molla più potente o fresare la transfer port. In effetti, nulla, se non l’imperativo etico e l’imposizione normativa.

Io ho un’arma inglese, dove la libera vendita (senza porto d’armi) vale fino a 16,5 joule, cioè più del doppio di potenza che da noi. In molti Paesi anglosassoni è lecito – in alcuni, incoraggiato – cacciare i cosiddetti animali nocivi: topi, piccioni, scoiattoli… per cui è meglio avere un’arma piuttosto potente, precisa anche a 50-60 metri. La mia Air Arms S400 Classic, depotenziata per il mercato italiano, è in tutto e per tutti identica alle sorelle british, tranne che per una vite piccina picciò. Prima di spedirti l’arma in Italia, in fabbrica la avvitano, e il gioco è fatto. Questa vite è nascosta dietro un’altra vite, fine della storia. L’amatore curioso, arma nuova in mano, esplora l’oggetto e ben presto si chiede: “E questa vite di cui i manuali d’uso non parlano, a che servirà mai?”. Presto detto: la svita, dietro vede la seconda vite, svita pure quella. Ed ecco che si trova improvvisamente fuori legge, e con un’arma “inglese”.

Dicevo che sui siti amatoriali italiani è fatto espresso divieto di trattare, spiegare e indagare ogni argomento relativo all’aumento di potenza. Si dà però il caso che il divieto, magari presente anche in siti esteri, si applichi ai limiti di legge di ciascun Paese. Quindi in due gugl minuti trovi spiegazioni dettagliate e video-dotate della famosa vite, in inglese, polacco, turco, swahili, che ti raccontano che quella vite è stata messa lì per italiani e tedeschi. I quali, in genere, possiedono cacciaviti e riescono persino a usarli.

Tutta la faccenda mi suona come un italico Pulcinel’s secret. Tutti lo conoscono, nessuno ne parla. Il che – secondo me – è molto peggio che “aprire il dibattito” e affrontare razionalmente la materia, che meriterebbe un’attenzione speciale dati i rischi penali che comporta. Invece, gli italiani hanno scelto la strategia della camera segreta di Barbablù, senza neanche avvertire che esiste.

Gli amici, timorosi di dovermi portare le arance in carcere, si chiederanno come ce l’ho io, la vite.

Avvitata, ragazzi: avvitata.

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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