Professionalità Zero

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Non avete la sensazione che il Paese sia allo sfascio? Non intendo solo economicamente, ma anche dal punto di vista dei servizi. Tempo fa avevo postato un articolo su Poste e Call Center. Questa si può chiamare la seconda puntata.

La storia di Fastweb l’ho già raccontata. Mi hanno tagliato il servizio quando ero all’estero, senza chiedermi niente: un sms “ti sospendiamo l’utenza” e voilà! dopo 5 secondi il telefono diventa muto. Tornato in Italia, ho chiamato Fastweb per chiedere come si siano permessi: io ho (ormai: avevo) 5 contratti (non ricariche) con loro. Il solito cretinetto frustrato studente fuori corso di filosofia teoretica, prestigiosamente inserito nel call center, mi ha risposto che lo hanno fatto a mia tutela, perché magari io non sapevo che era un bambino di 5 anni (chi, mio nipote?) a telefonare a mia insaputa. Già: da Skopje, ogni giorno alla stessa ora e verso gli stessi numeri, come no. Ma non c’è problema: basta che io mandi un fax… certissimo: loro combinano la stronzata e io mi devo occupare dei fax… Ho cambiato operatore.

Il nuovo operatore è Vodafone. Mi raccomando che mi mandino le sim entro il 5 maggio (riposa in pace, Napoleone) perché poi io parto. Sì, sì, lo giuriamo. Ieri arriva un sms, non a me, titolare dei 3 nuovi contratti, ma a mio figlio, che non ne sa un cazzo, in cui mi si informa (lo si informa?) che manco per idea: le sim arriveranno il 9, dopo che io sono partito. Grazie e vaffanculo.

E’ un mese e mezzo che aspetto il pin della nuova carta di credito, che viene spedito per posta (ahi, ahi!). È stato spedito il 27 marzo, oggi è il 5 maggio. Lo avete visto, voi? Io no. Venerdì scorso vado in banca, dopo che il call center Banca Sella mi ha detto da Galati (Romania) che non c’è problema, basta andare in banca e me lo danno, e lì la cassiera cade dalle nuvole: pin de che? lei chi è? che le hanno detto dove?

Chiedo di parlare col direttore, che mi spiega che il call center si è sbagliato, che il pin non è che ce l’hanno lì, ma lo devono richiedere. Mi giura sui suoi figli che mi richiama stamattina, per dirmi di andarlo a ritirare. L’avete sentito, voi? Io no.

Compro la lavatrice nuova (da Panorama), che non funziona. Telefono 4-5 volte, per avere conferma che me ne portano un’altra oggi. Dopo aver fatto 3 volte “il giro dell’aiola” (sempre gli stessi due numeri di tel, con uno che ti rimanda all’altro), finalmente si combina: non sarà oggi, ma giovedì. Aspettiamo giovedì.

Non so dalle parti vostre, ma qui non funziona più niente. Ogni volta che compri qualcosa, ti abboni a un servizio, mandi una lettera a qualcuno, devi farti il segno della croce. Passi più tempo al telefono a inseguire le stronzate altrui che a lavorare.

Ma si può andare avanti così?

1 comment

  • A novembre 2012 ricevo da Telecom, a tradimento, un apparecchio denominato “Cubovision”, che forse era meglio battezzare Tubovision, dal momento che ogni tentativo di cavarci fuori una qualsiasi immagine ha come risultato un sottomultiplo di zero.
    Lo restituisco immediatamente (9 euro di spedizione). Recentemente, per puro caso, scorro l’estratto conto e vedo che da un bel po’ mi stanno addebitando il canone della ciofeca testè descritta.
    Reclamo (30 minuti persi con le solite musichette). “Mandateci un fax con la copia della ricevuta della spedizione”. Fatto (4 euro alla posta, regalato).
    Il canone è sempre lì. Altri 30 minuti di gingle: “forse non ha messo il codice cliente. Rimandi il fax”. Fatto (altri 4 euro).
    Cambio gestore.
    Telecom mi avvisa che danno seguito alla “mia richiesta” di attivare non so quale fantastica opportunità.
    Telefono inferocito (sempre mezzo’ora)e l’operatrice, in un impeto di benevolenza, mi concede la disdetta.
    Ieri mi viene recapitata una bolletta Telecom dove si reclama il canone per il periodo coperto dal nuovo operatore, il costo del cubovision e il saldo della fantastica opportunità.
    Filotto.

By Redazione

SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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