Piddì

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C’era una volta il Partito Comunista.

Era sempre una roba all’italiana, perché quello siamo, ma era anche il tentativo di qualcos’altro. C’era un legame non solo ideologico ma anche metodologico con l’URSS. Quanto a quest’ultimo, il PCI mediava un elefantiaco e controllatissimo apparato organizzativo, responsabile di un’opera costante di culturalizzazione degli iscritti. “Quelli del PCI” erano insomma seri, “studiati”, omogenei e – dall’altra parte – flessibili come la ghisa.

A questo carrozzone (non dispregiativo) facevano capo i vari sacerdoti e pretini (dispregiativo) dell’apparato, i lavoratori che si sentivano protetti, gli intellettualoidi di ogni genere e grado.

Non ho mai sopportato il PCI, perché rappresentava il contrario del libero pensiero, ma ne rispettavo l’organizzazione, come rispetto quella di Santa Romana Madre Chiesa Cattolica&Apostolica.

Dalla caduta del muro di Berlino, si è capito subito che i tipi erano rimasti spiazzati di brutto. Hanno dovuto cominciare a parlare e considerare cose delle quali non avevano la minima idea, a partire dalle forme di mercato: a Frattocchie il libero mercato era l’AntiCristo. Sentivo D’Alema, Veltroni, Natta, Occhetto pronunciare parole a loro del tutto sconosciute, provare a elaborare concetti per essi alieni, e guardarsi smarriti in giro un attimo dopo (“sto veramente dicendo io queste cose?”… “base, capite di che cazzo sto provando a parlare?”).

Grazie a una destra pre-Berlusca che invece di affossarli sotto un coro di “vaffanculo, cazzari!” li lasciava fare, il PCI si è sdoganato rispetto al proprio rosso e plumbeo passato. I dirigenti, per anni, allo sguardo di stupore per quel che dicevano hanno sostituito uno sguardo altrettanto stupito per non essere stati prelevati di notte e ghigliottinati per tutte le minchiate che ci avevano fatto sopportare per 50 anni. Personalmente, avrei fatto una strage, ma non è andata così.

L’ex PCI è diventato, nell’anima, qualcosa di indistinto. L’unica cosa che è rimasta è l’apparato, perché di quello vive e mangia un sacco di gente, che altro non saprebbe fare.

Del PCI e poi delle Quercie, PDS e come si chiamano adesso è rimasto solo il ricordo nella memoria degli antichi compagni.

Il ricordo non va sottovalutato: la vecchia base – i votanti, insomma – è composta per la massima parte di nostalgici che inconsciamente operano l’indebita associazione mentale “Berlinguer era un comunista e quindi anche Bersani lo è”. Essi credono in un fantasma, per pura tradizione di pensiero (la libertà di pensiero e la critica – come ho già detto – non sono il forte dei “comunisti”).

Essi votano per qualcosa che non esiste più e che invece – come ha detto Travaglio – è diventato un soggetto politico da commedia dell’arte, dove fa il contraltare teatrale del Berlusca, mentre vive in realtà di scambi di poltrone e favori. Contemporaneamente, non è rimasto nulla neanche dell’antico rigore morale, del timore di essere beccati, del controllo stretto dell’apparato sulla vita pubblica e privata dei suoi membri.

Il PD è oggi guidato e composto da gente di merda, assai più ipocrita dei bottegai che votano Lega o Berlusca, e ormai ignorante come i suddetti bottegai.

Di quest’evidenza lampante, mai analizzata per benino né dalla destra né dalla sinistra, si è avuta prova inconfutabile alla votazione del Presidente della Repubblica, quando finalmente il re e tutta la sua corte è stato visto da tutti per quel che è: un re nudo come un verme, e quanto un verme, dignitoso.

3 comments

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  • Dopo la dissoluzione dei blocchi il PCI è sicuramente rimasto orfano, ma pure gli altri si sono trovati impantanati nel quesito “e mò?”, situazione aggravata dall’irrompere del sistema bipolare, all’italiana e perciò taroccato. Peraltro sono convinto che in ‘sto paese di drizzabanane non funzionerebbe nemmeno un bipolarismo perfetto.
    Nel blocco di sinistra (ah-ah) sono confluiti parte dei democristiani e dei socialisti (gli altri, dei partiti del 2,ecc% non li considero, hanno seguito la traccia olfattiva delle ossa da spolpare a ds come a sn e mi rifiuto, per pietà, di commentare la statura morale e la coerenza politica degli ex socialisti passati con il nano).
    Anime diverse, nel nome della nuova logica partitica, hanno tentato di fare fronte comune per mantenere posizioni di potere.
    Le teste però sempre quelle erano: il vecchio (deceduto) che si riciclava dietro il paravento di un nuovo partito.
    E dimmi tu se poteva rimanere integra a lungo una formazione dove sono confluiti personaggi che si sono vicendevolmente sputtanati per decenni (specchio dell’avversione reciproca, non solo politica, dei rispettivi elettori).
    Nemmeno io mi spiego come sia riuscito a votare (e pure ripetutamente; mi guardo allo specchio e mi sputo) per un bidone che conteneva una versione annacquata dei comunisti e personaggi come Letta, Franceschini, Fioroni, tutta gente che un colpo di culo da superenalotto ha elevato da animatori di raduni di Lupetti a leaders di partito.
    Chi, qualche lustro fa, avesse pronosticato “tu voterai per Rosy Bindi” si sarebbe beccato una grassissima risata in faccia, eppure…
    E ora?
    Benedetti i tempi di Andreotti. Almeno sapevi da chi dovevi guardarti e per casa potevi girare senza guardarti le spalle.

SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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