Nyarlathotep

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[vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_column_text]Tra gli incipit più fulminanti di sempre, brilla quello di “Nyarlathotep”, un breve e intenso racconto di Lovecraft.[/vc_column_text][vc_separator type=”transparent” up=”10″ down=”10″][blockquote text=”Nyarlathotep, il Caos strisciante. Io sono l’ultimo. Parlerò al vuoto in ascolto.” show_quote_icon=”yes” text_color=”#000000″ background_color=”rgba(0,0,0,0.1)” quote_icon_color=”#81d742″][vc_separator type=”transparent” up=”10″ down=”10″][vc_column_text]Il racconto è del 1920 e introduce Nyarlathotep nel pantheon della cosmogonia di Lovecraft. Nyarlathotep è un dio, messaggero astuto e sfuggente di altri dei, definiti dall’autore “stupidi e indifferenti, lenti, goffi e assurdi”.

Sullo stile e l’ampiezza del vocabolario di Lovecraft sono state spese molte parole, quasi mai troppo benevole; si dice che quando non sapeva come rendere un concetto attinente al macabro o all’inquietante, usasse la parola-jolly “orribile”. In parte è vero: per contare gli “orribile” nei suoi racconti non basta un pallottoliere.
Tuttavia, nel caso di “Nyarlathotep”, in quattro semplici pagine il capostipite dei racconti dell’orrore riesce a rendere un’atmosfera malata e incombente – più suggerita che descritta – di desolazione ineluttabile, fatta della materia degli incubi senza scampo. Non c’è violenza, nel racconto, ma ‘semplicemente’ la fine della speranza. Quella fine che fa dire al protagonista/narratore

“io sono l’ultimo”

e che nella solitudine di un mondo cambiato per sempre può solo esprimere l’ultimo atto volontario e disperato di imperfetta umanità:

“parlerò al Vuoto in ascolto”.

Quattro pagine che vale senz’altro la pena di leggere, se non altro per capire a cosa si sono ispirati tutti quelli venuti dopo Lovecraft.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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