Io sono Leggenda

I

Come quasi tutti ben sanno, quello del titolo è un libro del 1954 di Richard Matheson. È catalogato nel genere fantascienza, perché in effetti parla di un mondo che al momento non è il nostro.

Dal libro sono stati tratti – più o meno liberamene – 3 film: L’ultimo uomo sulla Terra (1964), Occhi bianchi sul pianeta Terra (1971) e Io sono leggenda (2007).

Il libro è piuttosto noioso e prevedibile (diversamente dai film del ’71 e del ’07), ma contiene un concetto a mio avviso importantissimo, fondamentale.

In sostanza, la morale del libro è : “Se tu anche hai ragione, sei nato nel diritto (in questo caso, di specie [umana]) e non hai mai tradito l’impianto culturale, di valori (ipotizzati come giusti, perché originari), sociale, comportamentale, può giungere un momento in cui – senza che tu muova dito – ti trovi improvvisamente dalla parte del torto”.

Come quasi tutti ben sanno, il libro parla di un mondo in transizione, in cui gli umani sono ridotti a un solo individuo (a nome di Robert Neville), mentre sembrano dominare i vampiri ed emerge inoltre una terza specie che – semplificando – ha superato lo stadio di vampiro. Quest’ultima sarà quella destinata a prevalere.

 

Mutatis mutandis. Se io nasco e cresco in un contesto culturale, sociale, etico e morale solido, coerente e autocontenuto, tanto da garantirmi un discreto equilibrio psicologico e una serie di valori che – anche se non condivisibili universalmente – rappresentano una proposta logica di modus vivendi et operandi et cogitandi, mi aspetto che il mondo accetti, accolga o perlomeno consideri il mio sistema di valori.

Questo è senz’altro vero finché io rappresento una maggioranza che si identifica in un massimo comune denominatore.

Quando in questo mondo si inserisce una “modalità d’essere” diversa, fondata su un sistema di valori alternativo, essa viene percepita come intrusa e come tale combattuta.

Può però giungere un momento in cui le forze contrapposte cominciano a equivalersi e può anche accadere che il nuovo sistema diventi maggioranza, ribaltando automaticamente il significato di ciò che sinora era considerato Bene e Male.

Nel romanzo, è ovvio che milioni di vampiri considerino l’ultimo umano come Male, e se stessi come Bene. Nello stesso romanzo la situazioni si ribalta ancora, perché la terza specie considera se stessa Bene e i vampiri e l’umano Male.

 

Ora scendo a valle.

Tempo fa ho visto – per caso ma con viva curiosità – una puntata di una trasmissione che si chiama “Uomini e Donne”, condotto da una tizia che risponde al nome di Maria de Filippi.

Forse dico cose già note, ma i protagonisti della puntata – uomini e donne, appunto – mi sembravano dei completi alieni. Per come erano vestiti e atteggiati, per come parlavano, per quel che dicevano, per il fatto che parlavano dei cazzi propri davanti alla telecamera. In scena c’era un insieme di valori, certamente condivisi dai protagonisti, di cui capivo le espressioni verbali ma non il significato. Era roba che a me faceva accapponare la pelle. Dal mio punto di vista, il livello culturale, di elaborazione intellettiva, emotiva e sentimentale espressi da questi tizi e tizie era di una tale povertà da farmi chiedere davvero in che mondo vivessero. Ovvero, in che mondo viva io.

Non sono caduto dall’albero: ho intravisto, credo 10 anni fa, le prime puntate del Grande Fratello; ho seguito assiduamente le prime 5 serie dell’Isola dei Famosi. So che Uomini e Donne fa parte dello stesso filone. Sono in qualche misura preparato.

Ma quel che ho visto mi fa chiedere a quale distanza mi trovi dalla condizione di Robert Neville. Sono ancora maggioranza? O, almeno, faccio ancora parte di una minoranza rappresentativa?

Guardando ‘sta roba, mi è venuta automaticamente in mente la buona, vecchia “Non è mai troppo tardi” di Alberto Manzi, il maestro elementare che attraverso l’unico – all’epoca – canale RAI mi ha insegnato a leggere e scrivere. Con tutti i difetti del caso, della morale buonista e assistenzialista alla dama-di-san-vincenzo, quella trasmissione faceva cultura. Senza troppi fronzoli e retorica, si può ben dire che elevasse gli spettatori a un qualcosa di meglio di quanto erano prima.

Mi sono domandato: “Uomini e donne” che ruolo ha? A cosa serve? A chi serve? Maria de Filippi fa un servizio a chi?

 

Non sono nato ieri e non sono – l’ho già detto – caduto dal pero. Ma certe trasmissioni hanno il potere di sconcertarmi, paralizzarmi, suggestionarmi ad immaginare scenari da sonno della ragione.

La mia reazione instintiva era di armare un fucile a pallettoni e aspettare la de Filippi al buio. Poi, acchiappare tutti ‘sti coglioni e galline e mandarli in un campo di rieducazione alla Pol Pot.

So che non si può fare: perché non si può fare e perché magari ormai sono minoranza. Non sono solo – lo so – ma forse quasi.

Forse sto diventando leggenda.

Credo ci sia un dovere etico, in ciascuno di noi. Benchè noi si sia influenzati da Vico e i suoi avvolgimenti della Storia e del Pensiero, in qualche misura siamo ancora illuministi, se non proprio positivisti. C’è qualcosa, nella nostra formazione, che ci rimanda a un ruolo attivo, di crescita e conoscenza. Crescere noi e dare un piccolo contributo alla crescita della società. Pensando, diffondendo il pensiero, esercitando la critica, promuovendo il bello. Dove sta tutto ciò in Maria de Filippi&Co.?

L’attuale società è definita “liquida”, da Bauman. Anch’io la definisco così, ma non fatemi dire di cosa è fatto quel liquamen.

8 comments

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  • Non crucciarti, non sei leggenda.
    Nel romanzo di Matheson (una palla, concordo) la maggioranza non umana vuole cambiare il mondo impadronendosene e il racconto potrebbe essere la metafora di uno scontro generazionale (abbattiamo il vecchiume!).
    Mi pare che questi non abbiano alcun intento propositivo, men che meno innovatore. Si allineano pedissequamente e semplicemente alla profezia Warholiana.
    Anzi, il momento di celebrità è dilatato oltre il quarto d’ora previsto, con relativa immortalità affidata all’RVM.
    Non hanno certo la volontà violenta Shopenhaueriana dei mostri di Matheson, ma, piuttosto, la indolente indifferenza verso la realtà che li circonda propria dei morti viventi di Romero, i quali si aggirano, trasognati, guidati da flebili ricordi, in luoghi che erano loro cari, templi del consumo di massa.
    Dirai che più che loro, devi temere gli alter ego (svariate migliaia se non milioni) al di qua del tubo catodico.
    Votano.
    E qui non ti posso dare torto.
    Tuttavia non sarei così pessimista:
    Da quando s’è accesa la TV ha abdicato, con rare eccezioni (appunto il maestro Manzi), alle sue potenzialità educative, strumento di potere per addomesticare la parte più debole della popolazione.
    Siamo ancora qui a denunciare esattamente come faceva, con grande umorismo, Achille Campanile cinquant’anni orsono (vedi “La televisione spiegata al popolo”).
    Siamo in tanti a scandalizzarci, ed è un buon segno.

  • Forse hai ragione: sono io ad avere troppa paura. Come quando temevo che l’URSS avrebbe dominato il mondo (gli americani sapevano che era impossibile, ma non ce l’hanno mai detto; io l’ho scoperto guardando le condutture del gas, in Usbekistan).
    Però voglio angosciarti con alcuni spunti di terrore:
    1) Noi siamo quello che vediamo e facciamo: se guardi la Pimpa 10 ore al giorno, poi vuoi un mondo con i cani rosa a pallini blu. Se ascolti Brahms 10 ore al giorno, diventi un nerd. Se guardi “Uomini e Donne”, cosa diventi?
    2) Chi guarda “Uomini e Donne” non solo vota, ma interagisce anche socialmente con gli altri. Gli zombie si propagano e dove c’è uno di loro, fisicamente non può esserci un altro (principio di esclusione di Pauli). La probabilità di scontri browniani aumenta e la mia libertà viene limitata.
    3) Chi guarda “Uomini e Donne” vota anche cosa guardare (auditel) e muove i palinsesti. Così alla fine neanche un po’ di Brahms, ma solo Pimpe.
    4) Sempre per quel background illuminista che dicevo, cerco di monitorare il livello generale di cultura espresso dai media. Non mi sembra cresciuto, negli ultimi decenni.
    5) In molti Paesi in cui il divario culturale ed economico tra le classi è molto forte esistono ormai zone protette (da sentinelle col mitra) in cui la feccia non può entrare. In alcune delle nostre città (Roma, ad esempio; Venezia no) comincio a vedere qualcosa di simile. Ciò mi preoccupa moltissimo per varie ragioni.

    Riassumendo: non temerei “Uomini e Donne” se non temessi uno stravolgimento complessivo dei valori, in cui alla fine mi viene impedito di coltivare i miei. In ogni caso, la stupidità altrui nuoce anche a me, se non altro per carenza di interlocutori. Non hai la sensazione che la nostra mobilità venga progressivamente ridotta, causa spazi occupati da gente che grida, ascolta musica tumpf tumpf a volume massimo, impedisce ogni conversazione per eccesso di banalità?

  • Secondo l’Auditel (di cui non ho mai capito il funzionamento e mi rifiuto di interessarmene) dai 2 ai 3 milioni di telespettatori vedono “Uomini e Donne”, a seconda della puntata. Dando per buoni i dati Auditel (di cui comunque non mi fido) è circa un italiano su 20 e mi piace pensare che quell’italiano sia anche tra quelli che votano Berlusconi. Tenendo conto che trasmissioni come “Servizio Pubblico” arrivano a valori 3 volte tanto e “la vita è bella” di Benigni è arrivata a oltre 5 volte tanto, ci potrebbe anche stare, se non fosse per lo “stile” di quella trasmissione, presente oramai in tutti i format del piccolo schermo e, più in generale, in tutta la comunicazione (comprese radio e carta stampata): la polarizzazione su opposte fazioni, la bagarre, gli insulti, gli slogan da ultrà, le sceneggiate con uscita dallo studio, l’inettitudine dei conduttori (o peggio ancora, la loro complicità) nelle situazioni imbarazzanti. Questa è l’aberrante evoluzione in atto che, propagandosi a tutti i livelli di espressione umana, sta buttando alle ortiche i nostri valori fondamentali (rispetto, senso civico, decenza, pudore, tanto per citarne alcuni). Purtroppo, hai ragione: una devastante subcultura calcistica da curva ci sta trasformando in leggenda.

  • Il tema di quella che mi sembra un’oggettiva involuzione psico-culturale (per questo chiedo conferme o smentite: può dipendere dalla mia incombente vecchiaia) è vasto.
    Per molti anni – mi accorgo – sono vissuto in una specie di acquario, avendo contatti solo con gente di un certo tipo. Per una serie di vicende sulle quali non mi dilungo, da qualche tempo compio frequenti visite dal castello (“The Man in the High Castle” [La svastica sul sole] – P.K. Dick) al villaggio e qui vi trovo cose parzialmente inaspettate.
    Amplierò il tema in altri post.
    A voi, grazie di esserci.

  • beh, forse non sei il solo a pensarla così. Io alla televisione ho rinunciato ormai da anni, perché non ci trovo nulla di culturalmente attraente. Anzi penso che la parola cultura, voler crescere, imparare sia piuttosto fuori luogo. Ho guardato una sola volta per pochi minuti uomini e donne e tanto mi è bastato.
    Volevo farti i complimenti per il tuo blog. Ogni tanto leggo qualche articolo e mi piace come scrivi. Così spontaneo, senza troppi fronzoli, immediato. ti saluti con questi versi di Campanella,che mi sembrano appropriati allo scopo.
    ciao
    « Io nacqui a debellar tre mali estremi;
    tirannide, sofismi, ipocrisia […]
    Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno,
    ingiustizia, lussuria, accidia, segno,
    tutti a que’ tre gran mali sottostanno
    che nel cieco amor proprio, figlio degno
    d’ignoranza, radice e fomento hanno. »

  • Tommaso, il punto è proprio questo: rinunciare.
    Così non esci perché c’è solo casino, non vai nei locali perché ti spaccano i timpani, non vai ai concerti perché c’è solo spazzatura, non vai al cinema perché…idem come sopra…
    Non voglio fare l’apocalittico (né l’integrato), ma si tratta di questo, quando dicevo che la stupidità toglie spazio a ME.

    Sembra che il “voler crescere”, anche solo un’ora la settimana, sia diventato arduo perché la merce di crescita è diventata introvabile, o carissima.

    Vabbè, sono vecchio 🙁

    Grazie per i complimenti.

  • Utilizza un approccio cubista: moltiplica il punto di vista.
    I luoghi di aggregazione per stupidi confinano i medesimi nei propri recinti.
    Puoi andare così alla Biennale o al Guggenheim con relativa tranquillità.
    Purtroppo il principio di Pauli (assoluto) qui non si può applicare, ma il concetto di orbitale dell’idiozia sì (probabilità di ecc. ecc.).
    Per quanto riguarda il dilagare dei nuovi barbari hai assolutamente ragione su due cose: hai passato buona parte della tua vita in una riserva e sei invecchiato.
    Con il disgelo il piazzale antistante casa mia si trasforma in un pantano.
    Per molti anni non l’ho notato, ora lo trovo intollerabile, al pari di molte altre seccature alle quali una volta nemmeno facevo caso..
    In sostanza penso che le cose non siano cambiate granchè da cinquant’anni a questa parte, intervallo temporale della mia esperienza diretta.
    Cambiano i tempi e con loro i poli di attrazione per deboli d’intelletto: il colosseo, i ciarlatani, i bulbi di tulipano, i raduni oceanici “Duce Duce”, il cinema con Alvaro Vitali, vado a Cuba per pescare.
    Il tragico è che ‘sti personaggi sono per gran parte irrecuperabili, perchè, parafrasando Totò “idioti si nasce” (ho il terrore di scoprire un giorno che “modestamente io lo nacqui”).
    Una volta manifestai aperta ammirazione a una persona anziana dotata di grandi capacità umane e intellettive. Banalmente, in sua presenza, mi augurai di acquisire con gli anni, altrettanta saggezza.
    Mi disse che l’età non aveva nessuna parte: se uno se cojon da bocia, el xè cojon anca da vecio.
    Ancora spero non alludesse sottilmente ai presenti.

  • C’è un film in cui Billy Crystal dice La Verità Assoluta: “Dopo i 40 anni, il volume della musica [degli altri] è sempre troppo alto”.

    Mai ho trovato sintesi migliore del mio invecchiare.

SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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