Il gioco delle parti

I

 Come tanti, come tutti, ho guardato anch’io il Santoro-Berlusconi a Servizio Pubblico.

Berlusconi si commenta da solo (parafrasando il celeberrimo incipit del tema di uno scolaro del ventennio: “La maschia figura del Duce si commenta da sola”).

Ma – dando a Cesare quel che di Cesare è – con il suo italiano costruito, le sue cifre sull’economia estratte da un generatore di numeri casuali che gli devono aver impiantato nel cervello, la sua reazione pavloviana autoindotta quando pronuncia parole che cominciano per “comun…”, il noto cantante-statista si è difeso benissimo. Dicono che abbia guadagnato punti elettorali: non stento a crederci. Per parte sua, si vede chiaramente che sta studiando da totem, con un volto (vero o ricostruito) che ormai è un incrocio tra un Jolly Joker assai più insinuante dell’originale e un moai dell’isola di Pasqua, inquietante nella propria misteriosa ieraticità.

Chi mi ha fatto ribrezzo sono stati il Gatto e la Volpe: Santoro e Travaglio (nomen, omen).

Mi domando: è questo il meglio che il giornalismo nostrano sa fare?

Due piacioni, ostaggi delle rispettive immagini e opinioni di sé stessi. Travaglio, quando parla, sembra abbia uno specchio davanti, col quale controllare se e quanto è figo, se la piega ironica della sua bocca si inclina del prescritto numero di gradi. Egli, da tempo, non parla più agli altri, ma a sé stesso (“specchio, specchio delle mie brame…”). Lo scopo di Travaglio è quello di far bagnare le mutandine delle casalinghe insoddisfatte, e null’altro.

Santoro inizia le sue trasmissioni con monologhi il cui senso e significato forse non conosce nemmeno lui; senz’altro nessun altro. Anch’egli non dichiara, non domanda: declama. E lo fa sui sicuri binari di un’affabulazione verbale e gestuale che in tempi andati ha creato un personaggio e un ragguardevole stipendio. In termini più semplici: ormai è totalmente rincoglionito.

Berlusconi – questo gli va dato – è uomo di mondo. Santoro e Travaglio sono dei guitti, forse degli aspiranti Grillo.

Durante la trasmissione, non ne poteva conseguire che un’impalpabile inconsistenza delle argomentazioni, il che è puntualmente stato.

Tutto ciò mi ha ricordato il modus operandi dell’attuale sinistra. Una disperante desolazione di idee e di capacità critica, vale a dire di concezione etica e gerarchizzazione logica.

Sono preoccupato. E chi non lo sarebbe?

3 comments

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  • grande edo!molta gente la pensa come te,ma,essendo malati di allergia cronica al”nano malvagio”non hanno il coraggio di dire”il re é nudo”nei confronti degli osannati Santoro e Travaglio.berlusca é mummificato fisicamente(forse é un clon fatto in Cina,chissá..)ma loro due lo sono mentalmente…e li pgano profumatamente anche!

  • Sono caduti nella trappola.
    Convinti di inchiodarlo, non hanno pensato alla platea televisiva fatta per una buona metà dai videoelettori del piazzista i quali, come lui stesso ebbe a dire, sono attrezzati con un cervello il cui sviluppo non ha oltrepassato la soglia del 12° anno d’età.
    Al fantasista è bastato tirar fuori quattro numeri e le solite previsioni di cuccagna per riconvincere i, nemmeno tanto,delusi.
    Degradati sul campo da gatto e la volpe a Gianni e Pinotto.

  • Per prima cosa, saluto con enorme piacere il caro “Pussy”, in attesa di mangiare insieme la pretestuosa pizza.

    Veniamo al tema.
    Questi incontri/scontri sono sempre concordati fino (a un certo punto) a priori, tra schiere di avvocati: nessuno si butta a scatola chiusa in una diretta che potrebbe risultare catastrofica per una o ambo le parti.
    In un altro post del blog avevo commentato l’intervista a Tremonti, quando già si vedeva benissimo che le domande procedevano col freno a mano tirato.
    Quindi io non credo alla tesi della trappola: tutti sapevano bene chi avevano di fronte e che armi avessero i contendenti.
    Condivido la tesi della platea (dal vivo e televisiva), composta o di decerebrati o di gente che spegne volontariamente il cervello, perché gli conviene. Ma non credo abbia giocato contro i conduttori, bensì solo a favore del cantante-fantasista.
    Gianni e Pinotto (attenzione: Gianni non era un fesso, e Pinotto aveva della saggezza nella sua follìa) sono rimasti – secondo me – vittime di sé stessi. Travaglio con compiacimento narcisista, Santoro per inerzia.
    Io ho apprezzato il nano nel modo in cui il vangelo apprezza, nella parabola, il fattore disonesto ma previdente. Cioè non da sodale, ma provando (a fatica) a valutare oggettivamente gli effetti di quanto veniva detto. Le carte a disposizione del nano sono sempre le stesse: sembra impossibile cadere in una trappola così puerile, eppure ci si casca ogni volta. E i due ci sono caduti non riuscendo mai a bloccarlo sulle immense cazzate che racconta, impuntandosi invece su particolari che non avevano alcuna rilevanza.
    Questa – a mio avviso – è mancanza di professionalità e, come ho detto nel testo, mancanza di chiarezza di idee. Da vent’anni, di fronte ai criminali la Sinistra riesce a obiettare solo che non hanno la cravatta in tinta col vestito.
    E’ QUESTO che mi preoccupa oltremodo.

SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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