Ha smarrito la strada, Mr Feynman?

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[vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_column_text]Un’interessante intervista con Tim Maudlin, filosofo della Scienza.
[/vc_column_text][vc_empty_space][vc_video link=”https://youtu.be/hC3ckLqsL5M”][vc_empty_space][/vc_column][/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_column_text]In sostanza, Maudlin formalizza con terminologia appropriata quello che diceva anche Feynman – premio Nobel sull’argomento – circa il fatto che la Meccanica Quantistica non avesse bisogno di essere capita, per funzionare.

 

Maudlin distingue tra teorie fisiche e algoritmi predittivi (formalismo/modello matematico), dei quali secondo lui la MQ si limiterebbe a far parte. Per cui non ha senso chiedersi quale teoria del mondo ci sia dietro la MQ, o se ha senso la risposta è “nessuna”. Il classico esempio dell’entanglement è appropriato: che significato fisico, cioè reale, si può attribuire alla correlazione automatica e istantanea tra particelle distanti miliardi di anni luce? Con buona pace delle migliaia di newagisti rincoglioniti come cucuzze ed entusiasti come bimbiminkia, la risposta è di nuovo “nessuno”. Le conseguenze estreme del formalismo quantistico, che devono essere ammesse per garantirne le capacità predittive, non necessariamente hanno bisogno di un “contenuto di Fisica” [espressione tecnica], cioè di una sua ontologia. Per Maudlin, tra gli stessi fisici c’è confusione tra teoria e quella che lui chiama ricetta predittiva. Questo ci riporta alle percentuali stimate negli anni ’70 tra i fisici convenzionalisti (circa il 95%, ma calcolato come non lo so) e i realisti (relegati perciò al 5%). Negli anni successivi, i tentativi di Teoria del Tutto avevano modificato le percentuali, ma evidentemente le più recenti disillusioni in materia stanno riportando – almeno concettualmente – al disequilibrio di 50 anni fa.

 

Collateralmente ma conseguentemente, Maudlin avanza critiche sul significato tradizionalmente attribuito all’esempio del gatto di Schroendinger, dove in realtà il tedesco avrebbe inteso porre in risalto l’assurdo logico dell’Interpretazione di Copenhagen (cioè BohrHeisenberg) della MQ. In merito – dico io – sarebbe utile reperire l’interpretazione autentica di Schroedinger, della quale però Maudlin non fa menzione.

 

In ogni caso, benché Maudlin mi sembri un tipo un po’ troppo autocompiaciuto con derive estetizzanti, ha l’indubbio merito di riportare in primo piano l’antico dilemma della controintuitività del Mondo rispetto all’Uomo, cui Okkam aveva dato una risposta umanistica ma poi Einstein aveva assestato un colpo dall’altra parte del barile, ancor prima del sopraggiungere degli “acrobati dell’assurdo” (Heisenberg & Co.). Ma davvero abbiamo bisogno di spazi undeca-dimensionali (CalabiYau) per dar conto dello spin di un quark (altra, purissima creazione dal nulla)?

Ci stiamo incartando – dice Maudlin – e il vero paradosso potrebbe essere che più diventiamo bravi a prevedere la Natura più ci allontaniamo dal comprenderla.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][/vc_column][/vc_row]

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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