Cronache dal mondo Over (1) – Chat

C
[vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][qode_simple_quote simple_quote_text=”Nella mia incessante vita esplorativa, sono capitato su un sito di incontri per “over”. Poiché nessun “over“ si sente tale (me compreso), ho utilizzato il luogo non – come forse dovrei – per cercarmi un’attempata badante, bensì per capire somiglianze e differenze tra questa specifica community e quelle più generaliste. Qui riposterò alcune mie considerazioni, raccolte nel blog personale interno al sito stesso.”][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner][blockquote text=”CHAT
Ho frequentato saltuariamente molte chat. Mi riferisco allo strumento propriamente inteso, cioè un rullo pubblico in tempo reale (eventualmente con possibilità di pvt). Tali chat sono della più varia natura, residenti su siti social diversissimi tra loro: dalla chat del club di moto a quella degli amanti del tiro al piattello, dagli astrofili ai gay sadomaso. Sono curioso, non mi faccio problemi. Come studioso dilettante dei fenomeni social, ho cercato di fare attenzione a quel che vedevo e a cui partecipavo. Andrebbe distinto tra chat appartenenti a gruppi ristretti, dove i membri più o meno si conoscono tutti di persona (penso alle moto o agli astrofili), per cui la chat è il proseguimento di discorsi fatti tra amici, e chat tra “anonimi” (come può esserlo una chat trasgressiva o una di incontri a scopo relazione). Le prime sono meno interessanti delle seconde, perciò è su queste ultime che voglio soffermarmi. Considerazione uno. Le chat – in media – sono un teatro di banalità. Rispetto al tema portante del sito (che sia giardinaggio, ingegneria nucleare o sesso con animali), il 50-60% di spazio è occupato da saluti. Il 30% da cosa ho mangiato/mangerò a cena. Resta quindi un 10-20% a disposizione del tema. Che, nella chat, non viene mai trattato direttamente, come approfondimento, bensì tangenzialmente, quasi ci fosse pudore a parlarne. Strano: non siamo tutti lì proprio per questo? Pare di no. Almeno in Italia, le cose è meglio non dirle direttamente, spesso è buona norma non dirle proprio (da cui l’80% di cui sopra). Tutto ciò mi fa pensare, arrivando alla…” show_quote_icon=”yes” text_color=”#000000″ background_color=”rgba(0,0,0,0.1)” quote_icon_color=”#dd3333″][/vc_column_inner][/vc_row_inner][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner][vc_single_image image=”4005″ img_size=”full” qode_css_animation=””][blockquote text=”Considerazione due. Pare che il compito di una chat non sia l’approfondimento di un tema con altri mezzi, bensì il riempimento di un vuoto relazionale, che è abbastanza ovviamente indipendente da aspetti tematici specifici. Curiosamente, “l’esperto” smette i panni dell’expertise per vestire quelli della persona in cerca di un contatto, di qualità qualsiasi (bassa o bassissima, in genere). Questo almeno in Italia: su siti esteri in genere ho trovato molta maggiore coerenza coi temi tipici del sito.
Considerazione tre. In chat permangono, se è possibile accentuate, le vestigia di distinzione di gender: i maschi fanno i galanti, spesso assai goffamente; le femmine giocano la consueta parte di donzelle in cerca di aiuto, conforto, supporto. In ciò – maschi e femmine – emerge un appiattimento caratteriale e di personalità che mi fa tremare i polsi: tutti i più stupidi e banali luoghi comuni vengono sciorinati senza soluzione di continuità. Nessuno azzarda mai un pensiero originale, proprio, spontaneo. Sembra un minuetto settecentesco, in cui la scarsa sostanza rimane sepolta sotto metri di cipria e formalismi.” show_quote_icon=”yes” text_color=”#000000″ background_color=”rgba(0,0,0,0.1)” quote_icon_color=”#dd3333″][/vc_column_inner][/vc_row_inner][vc_single_image image=”4013″ img_size=”full” qode_css_animation=””][/vc_column][/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][blockquote text=”Considerazione quattro. La frequenza in chat fa premio su altre caratteristiche soggettive. Chi frequenta spesso la chat gode di una posizione di privilegio, in quanto riconosciuto e riconoscente, indipendentemente da quanto basso sia il suo livello di interlocuzione. Il tema del riconoscimento è importante, soprattutto in connessione con quel che dicevo al punto due: bisogno di relazioni sociali in cui essere accolti come “noti”.
Non credo, in base alla mia esperienza, che le chat possano affrancarsi da questi standard, perché il peso delle esigenze psicologiche e sociali di chi “fa la chat”, cioè vi partecipa, è molto maggiore di qualunque tentativo di indirizzo venga proposto o addirittura imposto dall’esterno (management).
Il risultato è di una tristezza inaudita, in quanto in chat – per un motivo o per l’altro – emerge soprattutto la solitudine dei portatori di istanze, anziché la proposta di un superamento della prima o un approfondimento delle seconde. C’è più vivacità in un ambulatorio oncologico.” show_quote_icon=”yes” text_color=”#000000″ background_color=”rgba(0,0,0,0.1)” quote_icon_color=”#dd3333″][/vc_column][/vc_row]

Add comment

SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

PUOI TROVARMI ANCHE QUI