C’è chi ci marcia

C

marciaEsiste uno sport strano, che comincia camminando e finisce correndo. Si chiama marcia ed è la fiera dell’ipocrisia. Poiché ne sono un esperto a livello mondiale (di marcia, non di ipocrisia), ricordo che due cose sono fondamentali: mantenere sempre il contatto col terreno, tenere il ginocchio bloccato quando si mette giù il piede.

Naturalmente ci sono di mezzo i giudici, che devono applicare i principii “secondo quello che vedono”.

Qualunque coglione (nel senso di spettatore) vi può dire che all’inizio e alla fine tutti corrono – che sarebbe vietatissimo. Se ci vedete male, le telecamere piazzate ovunque tranne che nel buco del culo dei marciatori (le metteranno, a Tokyo le metteranno) vi provano inconfutabilmente che tutti, nessuno escluso dal primo all’ultimo, corrono. Verso la fine – dopo il 45mo km – vi provano anche che nessuno tiene il ginocchio rigido. Sarebbero quindi da squalificare tutti. Non accade. Ogni tanto, un giudice panzone che si stava annoiando come le pattuglie stradali dei carabinieri, si sveglia e pesca a caso nel mucchio, sanzionando l’ecuadoregno o il mongolo di turno. Mai che accada ai favoriti o alle nazioni maggiori.

Dicono che introdurranno i sensori ai piedi. Bene: da quel giorno questo sport bifronte cambierà completamente, e non uno solo degli attuali campioni sopravvivrà.

Per intanto, una gara di marcia mostra che i giudici non capiscono un cazzo, oppure c’è un gentlemen’s agreement rispetto al regolamento: fai come ti pare ma non troppo sotto il mio naso, ‘che tengo famiglia.

Considerato infine che la marcia, da un punto di vista biodinamico, è salutare quanto farsi una vacanza sotto una pressa idraulica, mi chiedo perché sia ancora uno sport olimpico. So di essere estremamente ingenuo.

1 comment

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  • La marcia é naturale quanto l’ambio per i cavalli. Una specie di cilicio sportivo, un monumento all’anelito di espiazione. Sarebbe interessante vedere in quale parte del mondo è stata ideata. Non credo in Polinesia.

SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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