Cani

C

Mi sono fatto una cultura sui cani, contro ogni mia volontà.

Avevo un cane, nel 1970, che ho fatto sopprimere più o meno nel 1982 (setticemia). Gli volevo bene: mi aspettava quando tornavo la notte, scodinzolava e si faceva fare i grattini. Quando è morto non ho pianto, né ho sentito un gran vuoto, ma mi è dispiaciuto assai. Però ho preso l’evento come una liberazione: niente più turni per pipì e pupù, smadonnamenti perché fuori piove e/o fa freddo, calendari/vacanze finalmente liberi.

Non mi è mai venuto in mente di sostituirlo con altro quadrupede. Anche perché i gatti non mi piacevano. Avere un gatto è come avere un ospite estraneo non pagante e sgarbato, che se vi arrota il cd o vi rompe gli occhiali poi vi guarda come a dire “Povero fesso, perché li hai lasciati lì?”.

Quindi ho continuato a preferire i cani, sinché l’esperienza di vita non mi ha aperto gli occhi.

Ho avuto una fidanzata canara che era molto più interessata ai suoi cani che a me. Ne aveva due e mezzo di suoi, più altri 4-5-6 contingenti, nel senso che la sua casa (dove abitavo anch’io) era una specie di ricovero temporaneo, tipo i marocchini e gli albanesi che vengono tirati a riva e spediti nei centri di accoglienza.

Lì, con la fidanzata canara che molto amava i cani, ho cominciato a conoscerli meglio. Tutti i cani abbaiano. Questa è una cosa molto naturale nella steppa siberiana, molto cretina in un appartamento o villa con giardino in un luogo civilizzato. I cani devono far sapere che esistono, che vigilano, che proteggono. Anche quando sono così vecchi e rincoglioniti da non reggersi in piedi, essi abbaiano per dire ai passanti “Attenti, qui ci sto io e tu – sì proprio tu che passi qui davanti – come ti permetti?”. Si parla di fare sempre a gara a chi ce l’ha più lungo, tra i barbari umani. Ma, i cani? Tutte le femmine ringhiano a tutte le altre femmine, tutti i maschi a tutti i maschi. Chi cazzo ve l’ha chiesto? I cani, si sa, sono territoriali. Ma sono anche immensamente idioti: se vedono passare per anni dietro la siepe del giardino un altro cane, sempre lo stesso, per anni continuano ad abbaiare, anche se il cane di passaggio non se li è mai filati di pezza. Sospetto che i cani siano molto orgogliosi e permalosetti e disposti a restare senza voce (magari!) pur di “fargliela vedere” a chi osa continuare a camminare sul marciapiede a 20 metri da loro. Sono proprio immensamente idioti. Quelli grandi di solito fanno la guardia. A chi? A che? No, niente a chi o a che: fanno la guardia e basta. È il loro mestiere. Nessuno spiega loro che è completamente fuori contesto: fanno quello perché non sanno fare altro. Poi ci sono i cani piccoli e nevrastenici, che abbaiano come la Santanché, cioè senza ragione alcuna. Sotto una certa taglia, tutti i cani sono come la Santanché: rompono i coglioni solo in virtù della loro esistenza. Infine ci sono i cani grossi e minchioni – che i proprietari giurano essere i più intelligenti – che sono quelli adibiti ai bambini: labrador, alani, golden, san bernardo e compagnia bella. Essi sono così sensibili e intelligenti da essere le uniche bestie del creato a soffrire di depressione, se non giochi un paio d’ore al giorno con loro. Amano i bambini perché hanno lo sviluppo psicologico di un bambino peloso e con la coda. Sono quelli che forse odio di più.

 

Tra esseri umani e cani si è stabilito un rapporto simbiotico, deleterio per entrambe le categorie. I cani sono stati progressivamente snaturati dei loro istinti (per questo abbaiano sempre: per ricordarci che una volta erano cani) e vagano con aria assente al guinzaglio di qualche disperato. Il quale è disperato perché si deve costantemente trascinare dietro queste masse pelose, e non c’è un vero perché. A che ti serve, un cane? A nulla, se non a farti compagnia. E perché dovrei volere la compagnia di un affare pesante e pulcioso, con l’alito da schifo e che scagazza stronzi puzzolenti che devo raccogliere io con le mani? Perché se no mi sento solo. Eccoci qua, al vero punto. L’essere umano solo, poiché solo non vuole restare e spesso fa così schifo di suo che nessuno se lo raccatterebbe sua sponte, ha l’illuminazione: si prende un cane, che finché gli dai da mangiare a) non ti lascerà mai, b) non potrebbe neanche volendo spiegarti quanto fai schifo. Il cane, infatti, è così stupido da affezionarsi a qualunque tipo di padrone: l’indeciso, il violento, il pazzoide, il depresso, il noioso, il criminale. Se ti è morta la mamma, per cui più nessuno ti dirà mai quanto sei figo anche se sei stato sfortunato nella vita, ecco che un cane te lo farà capire lo stesso col suo sguardo adorante.

Ecco quindi che si vedono in giro strane coppie di reciproci prigionieri: l’uno non si sa perché al guinzaglio, mentre vorrebbe correre dietro alla pecore o sguazzare nell’acqua o cacciare i cinghiali, l’altro che non può camminare diritto perché il primo lo tira, lo forza, vuole annusare ciò che il padrone non si sognerebbe mai di annusare.

I padroni spesso parlano ai cani, ma non come si vede nelle trasmissioni (finte) di addestramento, in tv. Raccontano la loro giornata, chiedono al cane se ha visto l’importo della bolletta della luce, descrivono la cena di venerdì con la zia Mariuccia.

Lo Stato italiano ha reso più indissolubile che mai questa prigionia reciproca. Ora, per legge, chi si incolla un cane lo fa finché uno dei due membri di coppia non muore. È un ergastolo. Non capisco, ma ora capisco meglio quelli che i cani a un certo punto li mollano in autostrada: il divorzio non è permesso, il ripensamento non è contemplato. I pentiti di mafia ricevono emolumenti, ville e crociere premio, i pentiti di cani si attaccano al tram. D’estate è tutto un predisporre soluzioni d’emergenza. “Se tu mi tieni Ursus dal 9 al 20, io poi ti tengo Jasmine dal 23 al 31”. “Siamo rovinati! Niente Galapagos! Il canile è già al completo!”.

I cani, sballottati da un ricovero all’altro, da una casa all’altra, da un giardino con altri cani all’altro, perdono la trebisonda. Ed ecco le nuove professioni: psicologo per cani, che dovrebbe evitare che l’abbaiante botolo riduca in strisce il divano in pelle del salotto, perché ‘era nervoso’.

Ma anche le vecchie professioni si difendono bene. So di vecchiette che hanno mangiato per due mesi pane e cipolla per pagare le lastre al loro amato quadrupede. Le cliniche veterinarie si fregano le mani, da decenni. I reparti di cibo per animali dei supermercati ormai offrono più varietà di scelta che la Samsung coi suoi Galaxy. E anche i negozi specializzati in animalistica vivono alla grande. Attorno alla solitudine delle vecchiette c’è un’industria mica da ridere, che pratica prezzi da piangere per il cappottino foderato antifreddo, le galosce antipioggia, l’omogeneizzato al gusto di vaniglia saltata in padella su base di carne di ornitorinco che previene l’alitosi.

Fosse per me, triplicherei da domani mattina tutti i prezzi dei servizi, del cibo e dell’oggettistica per ‘ste bestie, così magari qualcuno comincerebbe finalmente a chiedersi chi gliel’ha fatto fare e se per caso non è un po’ cretino.

Che poi, mica che i cani si accontentano di quel che gli dai da mangiare, eh! Attorno a ogni tavola casalinga in via di apparecchiamento comincia il trambusto di ‘sti cagacazzi che “partecipano all’evento”, sperando ci sia qualcosa anche per loro. Ogni volta: colazione pranzo merenda e cena. Così ti trovi con ‘sta bestia che alita, sbuffa e sbava a 5 cm dal tuo piatto di spaghetti, saltellando e ammiccando come il fratellino minore davanti al tuo gelato.

Ma, a ben vedere, la partecipazione simpatetica dei cani alle tue attività quotidiane non si limita ai pasti. Essi ti seguono ovunque – davvero ovunque, anche al cesso. Tu ti alzi dal divano per prendere un bicchiere d’acqua in cucina? Ecco che il cane si sveglia dal suo letargo e ti corre dietro, casomai stessi partendo in mutande e canottiera per il Borneo, senza avvertirlo. Ogni umano padronale in casa si muove come l’Imperatore della Cina col suo seguito: i cani sono incapaci di assegnare priorità ai tuoi spostamenti. Sembrano angeli castrati, custodi vecchi e stanchi, geneticamente impossibilitati ad abdicare a un compito che nessuno si è mai sognato di assegnar loro. A ogni ora del giorno fanno una vita di merda e nei loro occhi lo vedi. Ma i padroni non lo vedono, perché la loro – di vita – in genere è ancora un po’ più merdosa.

 

Concludendo. Deportati dal loro ambiente naturale, i cani sono stati violentati (e castrati, quasi tutti) a far compagnia all’uomo, per i soli bisogni di quest’ultimo. Facendo leva sull’intrinseca dabbenaggine relazionale di questi intelligentissimi animali, l’uomo ha creato una mostruosa simbiosi con creature ormai snaturate e private – per compiacere – di ogni attività istintiva. Il risultato è che i cani si muovono in un ambiente che non è il loro, manifestando atteggiamenti progressivamente più nevrotici, di cui il persistente e pervasivo abbaiare, assurdo nel contesto in cui vivono, non è che il segnale più visibile. La Legge ha messo il suo carico da venti, parificando la convivenza innaturale a un ergastolo. La conseguenza – non voluta ma assolutamente prevedibile – è che i canili delle bestie abbandonate non sono mai stati così pieni, favorendo imprenditori senza scrupoli che operano ai limiti e spesso oltre i limiti della legalità. In questo, lo Stato ha dato un’altra volta prova della propria incompetenza, ergendosi a diga dello stato di fatto anziché agendo con misure di prevenzione. La situazione attuale favorisce patologie comportamentali, messe in opera in primis dai cosiddetti animalisti, il cui scopo profondo è solo quello di dare un senso alla propria vita.

6 comments

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  • Ti stimo moltissimo per il coraggio di questo post perché sicuramente ti farà perdere decine di amiche e conoscenti.
    L’anno scorso, per un’opinione molto più light persi l’amizia su facebook di svariate canare e gattare. Non che la cosa mi abbia turbato più di tanto, dato che mi avevano obbligato a depennarle dalle notifiche per la loro iperridondante attività copiaincollante di tutti gli articoli possibili immaginabili pubblicati nel globo su barbarie, vivisezioni, torture, abbandoni e quant’altro praticato su poveri animali. Tuttavia riuscirono a farmi sentire in colpa per qualche secondo.
    Il giorno successivo lessi (…non quello che torna a casa) un articolo su di una bimba di otto anni sbranata dal mansuetissimo cane di famiglia e i sensi di colpa scomparvero totalmente.
    Tempo fa un amico mi descrisse i cinofili come dei pervertiti che mantengono degli esseri che passano metà del loro tempo a leccarsi i genitali e l’altra metà a leccare loro. Condivisi totalmente.

  • I cinofili SONO dei pervertiti. O – meglio – degli asociali che hanno operato un pesante transfert su un bersaglio non elusivo di affetto. Così non devono affrontare il compito, per loro evidentemente proibitivo, di crearsi un ambito relazionale umano.
    So di quel che parlo.
    La struttura moderna della società, così individualista e quindi foriera di solitudine, è il brodo germinale ideale per certe patologie. Il numero di cani domestici, negli ultimi 30 anni, è aumentato del 500%. Molti settori industriali e di “servizi” (se vogliamo chiamare così i canili-lager) campano di questo e su questo.
    Ma col cazzo che lo Stato dia una spiegazione sociale del fenomeno, e ancora meno un “piano di rientro” da questa follia senza fine.
    Canem et circenses.

  • sono un soggetto umano e demente che ama i cani -ma anche gatti cinciallegre ramarri cavalli lucertole gabbiani et al.- peggio. magari li raccolgo per strada e + malconci e sciancati sono + li raccolgo -ovvia proiezione del mio essere viscerale che vorrebbe anch’esso, porino, essere accolto e coccolato quando sarà vecchio e malconcio. ma questo lo sappiamo- e la sera gli racconto la giornata di merda o di meraviglie che ho passato ed entro casa chiamandoli a raccolta, ché a volte si desidera un’accoglienza festosa, e nel freddo di certe notti me li tengo accanto per assaggiarne il calore e smadonno, anche, quando tirano al guinzaglio o sbriciolano cuscini scarpe divani e macchine, ché in fin dei conti non siamo dei santi. li amo per il loro odore che sa di cane, per il loro seguirti, anche al cesso, certamente, per la qualità della loro gioia che vive del presente senza i ragni che incombono sulla coscienza umana del domani, per la loro vecchiaia dignitosa, quando le guance si asciugano e i peli diventano bianchi e le zampe faticano a reggerli e loro comunque ti vengono dietro -poveri idioti dice edoardo- per i loro occhi tondi obliqui a_palla che dicono, per la bellezza di alcuni e la bruttezza di altri. e ancora -è vero quello che dici, anche se lo dici come fosse un peccato o un cedimento o una caduta ignominiosa- li amo perché a volte ammorbidiscono il colore duro della solitudine e nella casa ci sono rumori e ciotole da riempire e peli da levare e parole da dire e urla da urlare.
    dacci ancora una possibilità di salvezza, poveri che siamo, noi, stupidi amanti incompresi di cani. anche perché, se veramente vuoi trovare dei colpevoli(!), non cercarli nei quadrupedi ma nei bipedi che hanno creato il “brodo germinale” di tale scempio. e nei bipedi, fruitori di tale brodaglia e creatori della stessa brodaglia, è compreso anche il burlini.

  • Aurakis, il mio discorso è bifronte. Da un lato il palese spaesamento di ‘ste bestie, dall’altro il loro essere “vittime della zia Caterina”, che ti vuole baciare per forza anche se tu non l’hai chiesto. E, tutti quanti, vittime di uno Stato che non vuole aprire gli occhi e di un sistema economico che si è buttato come un avvoltoio su questa soluzione di comodo (per gli umani) e di s-comodo (per i cani). Ho evitato di trattare in dettaglio il tema della castrazione. Dimmi tu che rispetto c’è in chi, per non avere rotture di coglioni, toglie a un animale uno dei suoi diritti primari.
    Per quanto riguarda il lato umano, distinguo (forse nel post non si capisce bene) tre categorie: chi ha uno o più cani, chi scambia esso o essi per il suo amico del cuore, chi si avvolge nel fulgido manto dell’animalismo perché altrimenti non saprebbe che scopi darsi.
    Se ti consola, ti penso nella categoria uno. Salvo smentite da parte tua.

  • Per buona parte hai ragione però considera che il cane è da secoli un soggetto multifunzione. Oltre che dare compagnia, è banale dirlo, caccia, difende, cerca, avverte, custodisce. Gente sempre più sola, anche quando è in mezzo a una folla, credo abbia necessità di esplicare l’istinto sociale, il prendersi cura degli altri, fare grooming. Guarda nelle auto in mezzo al traffico: la gente parla da sola, e tanto.
    Figurati se non interloquisce con il pet. Tra l’altro è fantastico perchè non c’è tema di essere contraddetti.
    Non ho mai avuto animali fino a tre anni fa quando, dopo strenua resistenza, mi è stata imposta una bassottina a pelo ruvido.
    Bene, mi sono parecchio rincoglionito profondendomi continuamente in ridicoli slanci d’affetto,anche se riconosco che,per gli standard umani, è completamente cretina: devo ammettere che non capisce un cazzo o quasi. Come d’altra parte il resto dei suoi simili.
    Spesso durante il lavoro i proprietari, magnificando i loro botoli, esclamano la solita frase: “gli manca solo la parola”. Mi vien da ridere: pensa che puttanate ne verrebbero fuori!

    • Ho un dubbio evoluzionistico, che forse Maurizio può dipanare: da profano mi sono sempre chiesto come mai le zanzare hanno imparato a nascondersi e a volare basse quando ti entrano in casa, mentre i cani non hanno ancora imparato a evitare di attraversare le autostrade….

SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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