The Dark Side of Wing Txun

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Sto passando il tempo a tratteggiare alcune caratteristiche del mio wing chun (che si chiama Wing Txun, per mere esigenze di distinzione da quel che si fa nella gran massa di scuole e lineage) sia in termini intrinseci che rispetto al WX che si vede in giro.

Dopo tante descrizioni e confronti (impietosi) è lecito chiedersi se il Wing Txun non abbia anch’esso dei “punti deboli”.

La risposta da scoop giornalistico è ASSOLUTAMENTE SI’.

Dividiamo i punti deboli in due categorie: quelli legati all’apprendimento e quelli correlati alla completezza del medesimo.

Già a questo punto un lettore attento si è reso conto che non parlo di debolezze dello stile, bensì di apprendimento. Ecco che lo scoop si sgonfia immediatamente.Non ci posso fare niente.

Andiamo avanti nonostante. L’apprendimento del mio wing chun è lento. Questo sia rispetto ad ogni altro wing chun che ad altre arti marziali. I sifu ti possono spiegare le cose per mesi o anni, ma se non le “senti” in un certo modo in pratica sei sempre al punto di partenza.

Si tratta proprio di sentire, percepire da dentro, il tuo modo di muoverti. In teoria ci dovrebbero poter riuscire tutti, in pratica non è detto. Io ci ho impiegato due anni solo per capire qual era la strada giusta (sono un po’ tardo, lo so). Vista la strada in un pomeriggio di luglio, da solo a casa mia, attraverso la classica illuminazione alla Blues Brothers, ho cominciato a percorrerla.

Vedere la strada non significa non sbagliare più, ma è come sentire una musica lontana che a volte si fa più vicina. Però da quel momento la musica c’è (quasi sempre) e funge da riferimento. Quando hai il riferimento, sai quando sbagli e perché. Quindi puoi migliorare. Finché non capisci, non senti la musica (come sono poetico, oggi!) stai solo scherzando. Stai imitando, fingendo, scimmiottando.

Ho quindi passato due anni buoni a imitare e scimmiottare qualcosa che non riuscivo a sentire. Esattamente come l’ottimo Herrigel ne “Lo Zen e il tiro con l’arco”.

Nulla garantisce che l’allievo impari a sentire come le cose devono stare entro un prefissato periodo di tempo. C’è chi ci mette un mese, chi un anno, chi l’eternità.

Come funziona, ‘sta cosa? Ci sono pochi principi e poche tecniche, ma è come in un puzzle. Finché tutti i pezzi non vengono messi in reciproca e corretta correlazione, stai praticamente a zero. C’è un unico modo in cui la correlazione è corretta, ma lo devi trovare da solo tra tutte le possibili combinazioni. Se no hai pezzi sparsi; magari capisci l’uso del singolo strumento ma non lo sai mettere in relazione agli altri.

In altre arti marziali, compreso tutto l’altro WX, impari tecniche. Se proprio non sei fisicamente impedito e hai un minimo coordinamento psicomotorio, le tecniche le impari. Prima una, poi un’altra…, avanti così. Poi le metti in combinazione e il gioco è fatto. La gestione del corpo è quella delle singole tecniche e poi, in modo senz’altro più complicato, diventa quella delle combinazioni. La gestione segue le tecniche e le combinazioni. Chiaro che anche la singola tecnica parte da una gestione corporea, da princìpi di movimento, ma l’orizzonte gestionale si amplia passo per passo. Non sto qui a descrivere pregi e difetti rispetto al Wing Txun, dico solo che fai molto più in fretta.

Un apprendimento così lento, così vincolato a “sentire la musica del movimento”, così privo di garanzie che tu effettivamente arrivi a sentirla, prende un sacco di energie, tempo, impegno.

Conseguentemente, il programma tecnico procede anch’esso con estrema lentezza.

Prendendo il mio caso personale, di uno un po’ tardo, possono appunto passare due anni di “nulla di fatto” mentre nel medesimo periodo un altro che fa un altro stile o am ha imparato un buon numero di tecniche e combinazioni. All’atto pratico, è molto più efficace e pericoloso dell’edoardo-wingtxunman.

Non basta. L’apprendimento della gestione del corpo richiede movimenti lenti. La ragione principale è l’esigenza di una gestione lucida, controllata istante per istante (fotogramma per fotogramma). Non c’è quindi allenamento di velocità e potenza, dove invece altrove le tecniche vengono allenate proprio in progressione di velocità e potenza. Se anche di natura sei veloce e/o forte, queste caratteristiche intrinseche “te le dai in fronte” e anzi le devi accantonare e deprimere: non le puoi usare.

 

Riassumendo. Finché non impari a gestire il corpo e ad innestare su ciò tutto il resto, in pratica non stai imparando niente. Il programma di tecniche e situazioni rimane alla casella di partenza. Quindi molte cose non le vedi proprio, non ti vengono illustrate perché non le sapresti fare nel modo corretto. Non puoi usare le tue doti naturali di velocità e potenza, perché se non sono supportate dalla corrispondente lucidità fanno più danno che beneficio.

In pratica, il Wing Txun è lentissimo da imparare. Nel tempo che impieghi a muoverti correttamente ma con la pericolosità di una mela cotta, in altre am sei già arrivato a far gare o comunque a saper tirare pugni e calci rispettabili.

Ecco perché il Wing Txun non è per tutti, ma solo per chi ha un certo tipo di obiettivo.

Quale esso sia l’ho già detto, esplicitamente o implicitamente, altrove. È la possibilità di migliorare sempre, e non a causa di una condizione fisica, bensì di una coerenza interna di princìpi che altri lineage affermano falsamente di avere.

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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