Quattro concetti del Wing Txun

Q

Vediamo di mettere un po’ d’ordine sui quattro concetti che contraddistinguono il nostro stile.

A) Gestione (del corpo). B) Vuoto. C) Finalità. D) Lucidità.

 

A) Gestione del corpo.

Per finalità illustrative possiamo dividere il corpo in tre “fasce”: testa-busto, addome, gambe.

Testa-busto danno la direzione del movimento. L’addome serve da cerniera (salda) tra busto e gambe. Le gambe sono a supporto.

Nella gestione, i tre elementi devono essere coordinati in modo da fornire sempre un equilibrio dinamico all’insieme. Con l’espressione “equilibrio dinamico” si intende la possibilità, in qualunque istante, di modificare la direzione del busto, ovvero quella delle gambe, conservando l’equilbrio, cioè i gradi di libertà di movimento. In pratica, significa che il movimento deve consistere di una successione di equilibri statici. Non tutti gli equilibri statici vanno ugualmente bene: alcuni scaricano il peso a terra e devono essere esclusi. Si adotteranno perciò solo quelle posizioni di equilibrio (fotogrammi, nel corso della dinamica del movimento) che abbiano una propensione in una direzione o in un’altra, in modo che il vettore di peso (che va verso terra) sia in parte “bilanciato” da un altro vettore di forza (in genere, orizzontale).

Come si è detto, la direzione (e quindi il vettore) è fornita dal busto. La propensione è sempre presente, in genere al livello della testa.

L’addome, dove risiede il centro di gravità del corpo, è “il punto forte” della gestione. Aiuta a mantenere il radicamento e i suoi muscoli effettuano il collegamento tra busto e gambe. In pratica, il corpo si muove come un tutt’unico e non come tre parti separate, proprio in virtù della funzione “accentratrice” e muscolare dell’addome.

Le gambe “seguono” i movimenti del busto, a volte fungono da contrappeso per le azioni di quest’ultimo e contribuiscono in misura importante a “scaricare il peso”.

La gestione del corpo è il presupposto indispensabile – l’ “a-priori”, l’elemento zero – per vuoto e finalità.

Il vuoto reso senza un’appropriata gestione del corpo è effimero. La finalità senza gestione del corpo rischia di essere scoordinata e priva di efficacia.

B) Vuoto.

Il vuoto può essere inteso come distanza. È quella distanza di sicurezza dall’avversario dalla quale possono essere effettuate le azioni di finalità. Non è una distanza fissa (del genere: “un metro”, “60 cm”…) ma dipende da molti fattori (ad esempio: dalla massa e dallo stato di movimento dell’avversario). È quella distanza che permette di allontanarsi – se necessario – senza perdere l’equilibrio gestionale e/o di effettuare un’azione di finalità sempre conservando l’equilibrio gestionale del corpo.

C) Finalità.

È un’azione, che può essere tanto offensiva che difensiva. Va effettuata conservando il vuoto e mantenendo la corretta gestione del corpo.

Un aspetto particolarmente importante è che la finalità non comincia in prossimità dell’avversario, ma risiede sin dalla sua origine nel nostro movimento. Detto altrimenti: una “parata” non diventa tale a pochi centimetri dal braccio dell’avversario, ma parte come tale appena il nostro arto (mano, braccio, gamba) si allontana dal nostro corpo.

Il corpo si muove in funzione della finalità, badando a conservare il vuoto. Cioè il movimento del corpo si “pone al servizio” della finalità.

 D) Lucidità.

È una specie di “attenzione attiva”. È a) la capacità di decidere quale finalità adottare; b) la capacità di modificare l’azione/finalità in conseguenza di un mutamento della situazione (ad es.: quello che sta facendo l’avversario). La lucidità ha un’altra componente “sussidiaria”, cioè c) il controllo (check-up) della correttezza della gestione del corpo.

Riepilogo.

La gestione (del corpo) è l’elemento imprescindibile, senza il quale gli altri elementi possono anche funzionare una volta, ma per caso e senza possibilità di dare all’azione la necessaria continuità e sicurezza.

Il resto è riassumibile con vuoto&finalità. Ma altrettanto caratteristico dello stile è la lucidità.

Volendo essere pignoli (e lo vogliamo), dobbiamo prioritarizzare la finalità rispetto al vuoto, in quanto la prima ha un senso di per se stessa, il secondo no.

Quindi:

 Gestione → [(Finalità&Vuoto) + costante Lucidità]

 

Commenti.

Molte scuole di WX stanno provando a convertirsi all’idea di una certa mobilità ma, per quanto vedo in giro, nessuna di esse ha una visione integrata degli elementi sopra presentati. Queste scuole, agli antichi errori legati all’eccessiva staticità ne stanno sostituendo di nuovi, connessi ad una “mobilità incoerente”. In particolare, queste scuole (tutte, direi) non ragionano a sufficienza sulla gestione del corpo, legate come sono ai soliti feticci del radicamento, dell’equilibrio statico, dell’accettazione di pressioni forza-contro-forza.

La Scuola che frequento io ha sicuramente ragione? Non ho gli elementi per dirlo e sono un po’ troppo vecchio e smaliziato per giurare su qualsiasi cosa.

Però sono certo di una cosa: che questo approccio ha una logica interna e delle prospettive di evoluzione, mentre per altre impostazioni si riscontrano incoerenze ad ogni livello di interpretazione tecnica.

E ciò mi basta per rendermi soddisfatto di stare dove sto.

(So di non aver fatto un discorso “simpatico”, ma non mi pagano per essere simpatico). 😀

 

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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