Intervista a Tremonti

I

Ho visto la puntata di Servizio Pubblico con Tremonti (09/02/2012).

Immagino ci fossero degli accordi pre-trasmissione, “a garanzia”, senza i quali l’ex ministro non sarebbe intervenuto. Immagino, perché Santoro sembrava l’agnellino pasquale, e Mentana il pastorello. Travaglio pungeva di più, ma ormai non fa più il giornalista (come giornalista, di cazzate ne dice spesso e volentieri, ben coperte dal suo sorriso ammaliatore / che tanto piace alle signore), bensì il comico. Ha una bella verve espressiva, ma in certi frangenti si richiede altro. Paolo Mieli sembrava facesse lo storico dell’impero babilonese; alti e a tratti altissimi pensieri, che volavano sui fatti concreti come il famoso airone sul lago della favoletta zen, cioè senza smuovere l’acqua.

L’unico che ha messo all’angolo – almeno ci ha provato – il Tremonti è stato Luca Casarini (no-global, tute bianche o il nome che pare a voi). Casarini, a me noto come abile “spostatore di macchine” nelle manifestazioni (a volte le rovescia, ma non voleva), ha detto cose giuste, puntuali e precise: ha chiesto in sostanza che gliene frega alla gente senza più stipendio degli alti pensieri della politica e della finanza internazionale. Mente lucida, replica pronta e sempre sul pezzo, Casarini ha interpretato – credo – il pensiero di 60 milioni di italiani (meno quelli che sono col culo al caldo).

Ha fatto anche la domanda che gli altri non osavano fare a Tremonti: ma lei che era ministro – e che ministro! – come mai le cose le dice adesso, e non sinora? Come mai lei si è accorto 10 anni fa che si stava andando – Italia, Europa, mondo – affancuoris, grazie ai prodigi del meraviglioso sistema capitalistico, e non ha fatto un santissimo cazzo?

“Ho scritto”, ha risposto Tremonti. Tremonti ha scritto a tutti: ai capi di governo italiani, ai ministri francesi e alla madonnina di Civitavecchia, ma nessuno gli ha mai risposto.

Come sempre, la resposabilità non è mai di nessuno.

Di che ha parlato in sostanza, ‘sta puntata?

Di quello che fino a due mesi fa era tenuto nel cellophane, e che ora pian piano comincia a saltare fuori un po’ dovunque: l’Unione europea impone regole assurde, scritte dai tedeschi; le regole di salvamento portano nella direzione opposta, perché Keynes l’avranno anche letto, ma era mezzo frocio e antipatico e quindi non se lo caga più nessuno; gli USA, dopo aver cancellato tutte le normative contro la libertà selvaggia dei mercati finanziari, ora fanno lo gnorri (Obama-Osama compreso) e sussurrano mi no so, mi son foresto. I diversi Paesi europei che sono nella merda per ragioni diverse, ora si trovano a fronteggiare tutti la stessa merda, scoprendo improvvisamente che la UE è solo un nome: non esiste, non serve, è come pagare qualcuno perché ti metta i bastoni tra le ruote. Ma anche tutta la politica, dovunque vada, non basta a spiegare niente: il mondo è retto dai movimenti finanziari, di cui i governanti nel migliore dei caso sono ostaggi, nel peggiore complici.

L’ha detto chiaramente Casarini, ieri, a brutto muso (come era il caso).  Zygmunt Baumann lo dice, con maggiore eleganza, da 20 anni.

Tremonti conclude che “il sistema non funziona, va ripensato”, intendendo l’intero sistema capitalista. Ma va? Geniale. Meno male che c’è il Servizio Pubblico: sennò a questa conclusione non saremmo mai arrivati.

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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