Ho una lunga lista di sogni ricorrenti: la serie delle case, quella delle donne, Praga, Roma, Trieste, le discese sugli sci.
L’altro giorno ho rifatto il sogno del Nord. Era solo la seconda volta.
Esistono dei Regni, su al Nord, che al loro estremo meridionale iniziano dalle parti della Finlandia. Sono regni slavi, o asiatici. Ci si arriva attraversando il confine jugoslavo che poi ti porta in un’Albania non bagnata dal mare, a ovest-nord ovest. Continuando a salire, arrivi al mare che è del Nord, ma molto più a nord e a est del Mare del Nord.
Gli edifici hanno qualcosa di turco, yemenita. Non c’è neve ma ghiaccio e i regnanti sono abbastanza affabili, anche se non amichevoli. Ti insegnano una cosa, molto importante. Se vuoi andare per esempio in Uzbekistan, fai meglio a passare di là, ‘che si fa prima. Dal loro nord percorri i loro mari, verso est, mentre le architetture che vedi dalla nave diventano quasi indiane (coerente). Quando sei abbastanza a est scendi per le terre polverose dell’Asia centrale, e arrivi a Tashkent in un attimo. La differenza è che non è esattamente la Tashkent che conosci tu, ma più polverosa, più essenziale, più scarna. I locali non ti guardano come un europeo che viene dall’ovest, bensì secondo altre consuetudini, che privilegiano coloro che sono scesi dal Nord.
Quando poi risali e torni sul mare, ti rendi conto che quelli non sono solo Paesi, ma un intero mondo che prescinde completamente e non ha alcun bisogno del mondo più grande: è autocontenuto nella sua storia, nelle sue guerre e dinastie, nella cultura e tradizioni. Oltre un certo parallelo ci sono terre indipendenti dalla Terra, ma non per questo aliene. Sono le terre del Nord. Come per le marionette, da lì si possono seguire i fili che portano al resto del mondo.
Ce n’è più che abbastanza per un romanzo. Chissà…
