Il miglior alleato del NO: Pinocchio

I

referendum-netta-vittoria-del-no-bocciata-la-rif-152498Non ho molta fiducia nelle capacità di capire della gente. La gente capisce di pancia, e di pancia vota. Sono accorsi alle urne come cavallette, quasi gli fosse andata a fuoco la casa. I SI sono stati quelli di chi aveva qualcosa da perdere (leggi: amici degli amici), dei fessi che credevano che pinocchio non raccontasse bugie, dei ’68-ini irriducibili, gonne a fiori, tavor in tasca o un ricordo di capelli (per intenderci, avrebbero votato per il premier anche se avesse proposto un’alleanza strategica con la Corea del Nord).

Hanno votato NO: i tre che hanno capito il merito della riforma, tutti gli apartitici cui pinocchio stava sul culo (io sto qua in mezzo), quelli che vogliono prendere il suo posto (Brunetta, Salvini…), la Sinistra Ferita, la Destra Inviperita, i pentastellati. Un’accozzaglia assurda, ma numerosa.

Se il Coglione d’Oro non avesse voluto il francobollo commemorativo, magari vinceva lui. Se non si fosse fatto inebriare dal culto della (propria) personalità, magari i mistaisulculisti non avrebbero messo le scarpe da ginnastica per arrivare prima al seggio. Se si fosse messo un tappo in bocca, magari ce l’avrebbe fatta. Se avesse alitato qualche accordo di larghe intese, ce l’avrebbe fatta sicuramente.

Invece abbiamo assistito a un inusitato sfoggio di crescente arroganza: quando uno è furbo, resta zitto; quando pretende glielo dicano anche gli altri, diventa fesso. Per molti versi il modo di fare di Pinocchio mi ricorda il Nano, solo che il secondo era meno Masaniello e più marchese del Grillo.

Il venditore di piazza dello sciroppo contro il cancro ha suscitato più antipatie personali che perplessità sul suo prodotto e questo è – per un piazzista – esiziale. La bisteccona Boschi non è riuscita ad allontanarsi abbastanza dall’albero delle banche, e quando la gente sente “banche” ormai fa come il toro davanti alla muleta. Hanno sbagliato l’immagine, quando per loro l’immagine era tutto (perché dietro non c’era nient’altro).

Il discorso di addio non mi è dispiaciuto, benché qualcuno abbia giustamente ricordato che l’umiltà è più bello se la mostri all’inizio, anziché solo alla fine.

Tutto qui? Assolutamente no. C’è molto altro, dietro. Ho detto che la gente vota di pancia, ma non ho detto lo faccia solo su simpatie o antipatie. Lo fa anche sul disagio. La società è a disagio, il mondo è a disagio, la gente è a disagio. Non ha ancora focalizzato bene perché. Per capirlo meglio, potrebbe intanto guardare a cosa è successo negli USA. Si tratta dello stesso identico disagio: che cosa ci faccio io qui? Lo dice Bauman da 20 anni, lo dicono i pentastellati, lo hanno appena detto gli americani. Il mondo è diventato un imbroglio: nessuno crede più a niente e comincia a guardarsi in giro.

Povero Coglione d’Oro: questo no, che non potevi fermarlo.

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SU DI ME

Sono Edoardo, nato a Trieste nel 1959. Lì ho ancora una casa e ci torno quando mi va, ma da molti anni vivo a Roma. A Roma sono nati i miei figli, e tanto basterebbe a giustificare sia la mia esistenza che la permanenza nella capitale. Continua...

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